"Linate non fa decollare Malpensa, va ridimensionato"

Presentato a Cernobbio uno studio sulla “Gestione intelligente delle infrastrutture di trasporto aereo: il sistema aeroportuale italiano e il caso Malpensa–Linate"

"Linate non fa decollare Malpensa, va ridimensionato"

L’aeroporto di Linate ormai non svolge più il ruolo di city airport ma si sta configurando come una sorta di hub in competizione con l’aeroporto di Milano Malpensa generando una forte concorrenza che penalizza non solo il grande scalo internazionale e intercontinentale ma danneggia “il trasporto aereo italiano in quanto dopo il de-hubbing di Alitalia (avvenuto nel 2008, ndr) le compagnie aeree “utilizzano Linate per trasportare i passeggeri del nostro Paese verso i propri hub di riferimento per i voli intercontinentali”, facendo perdere progressivamente a Malpensa “il suo ruolo”. E’ questo il quadro che emerge dallo studio presentato a Cernobbio dalla European House Ambrosetti sulla “Gestione intelligente delle infrastrutture di trasporto aereo. Il sistema aeroportuale italiano e il caso Malpensa – Linate”.

Da qui la proposta al governo di “intraprendere un percorso di crescita e sviluppo attraverso poche azioni, rapide e incisive, che non richiedono l’impiego di risorse pubbliche. In Europa casi simili sono stati affrontati con maggiore rapidità e decisione coerentemente con obiettivi di sviluppo strategico di sistema”. Azioni che possono restituire a Malpensa il ruolo di grande aeroporto “molto più attrattivo per i grandi vettori extraeuropei che operano sul lungo raggio”.

In che modo? Innanzitutto dando il via a una ulteriore “liberalizzazione dei diritti di traffico (in particolare con la concessione in via definitiva dei diritti di “Quinta Libertà”). Poi attuando un riassetto del traffico fra gli aeroporti milanesi, “riportando Linate alla configurazione del primo Decreto Burlando (navetta Milano-Roma)”, concentrando tutti i voli di breve e medio raggio sulla infrastruttura strategica dell’aeroporto di Malpensa, per restituire lo scalo “al proprio ruolo di hub multivettore a servizio del territorio, delle sue imprese e dei suoi cittadini”. Infatti, si sottolinea nello studio, l’attuale assetto dei voli (nato dal decreto Bersani bis) che rislae alla fine degli anni ’90 non risponde più alle necessità del sistema del trasporto aereo italiano e milanese perché “è completamente cambiato lo scenario di riferimento”.

Non solo, “malgrado il Bersani bis ponga dei limiti ben precisi sul numero di voli e verso quali destinazioni effettuarli, tali limiti non sono più rispettati dalle compagnie che operano sull’aeroporto. I dati di seguito sintetizzano la situazione che si è creata a discapito dei passeggeri italiani e milanesi”.

In cifre, questo significa che le “fughe di passeggeri dall’aeroporto di Linate verso altri hub europei per utilizzare voli intercontinentali sono cresciute dal 2008 ad oggi arrivando ad essere un 10,2% dei passeggeri dell’aeroporto di Linate (926.000). E significa che se i passeggeri in transito a Malpensa erano pari a circa 7 milioni nel 2007, anno in cui Linate registrava transiti nulli”, nel 2011 si è arrivati addirittura al “sorpasso di Linate su Malpensa, con 634.000 transiti contro i 459.000 anche in spregio alla lettera del Decreto Bersani bis”.

Insomma, Linate è diventato il più pericoloso concorrente di Malpensa a tutto vantaggio dei concorrenti stranieri dell’Italia. Situazione ha disincentivato molti vettori esteri sia a fare base a Malpensa come hub-carrier, sia a operare rotte point-to-point di lungo raggio, perché non sufficientemente alimentate dal solo bacino locale. Rendere invece piu' 'forte' l'aeroporto di Malpensa, come hub per le compagnie che operano sul lungo raggio, rappresenterebbe un grande contributo alla crescita economica dell'Italia.

Secondo la ricerca presentata dallo Studio Ambrosetti, il rilancio dello scalo genererebbe un valore aggiunto per il Paese di circa 30 miliardi di euro in 17 anni (2012-2030), vale a dire due punti di Pil, e permetterebbe la creazione di oltre 300 mila nuovi posti di lavoro. Gia' nel 2015 (che anche l’anno in cui si terrà l’Expo), secondo le stime di incremento contenute nella ricerca, l'impatto economico totale dell'aeroporto di Malpensa vedrebbe circa 160 mila addetti e 14 miliardi di euro di valore della produzione. Nel 2030, considerato l'effetto propulsivo generato dallo spostamento del traffico da Linate, l'impatto economico totale dello scalo con il nuovo assetto potrebbe agevolmente superare i 25 miliardi e i 40 milioni di passeggeri all’anno.

E nell’invitare il governo ad agire nella scanerio del Piano nazionale dei trasporti, nella ricerca si evendeziano gli esempi segueti in altri stati europei. A partire dalla Germania, dove all’apertura del nuovo hub di Berlino si intende far corrispondere la chiusura dei tre aeroporti di Tempelhof, Tegel e Schönefeld. Nel 1992 a Monaco, l’apertura del nuovo hub è corrisposta all’immediata chiusura del vecchio aeroporto. In Francia all’apertura dell’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi “fu immediatamente evidente, agli occhi di chi quell’aeroporto avrebbe dovuto gestirlo e svilupparlo, che l’operatività piena di Orly avrebbe potuto minacciare e rallentare in maniera seria la crescita del nuovo scalo”. Si optò per per una forte limitazione del vecchio aeroporto: non più di 4 voli giornalieri per compagnia a/r da e verso Orly con deroghe per aerei operanti nelle fasce orarie 7.00-9.30 e 18.00-20.30. “Tali limitazioni furono mantenute sino a che l’aeroporto Charles de Gaulle non si consolidò come uno dei maggiori hub europei e, successivamente, furono eliminate e Orly ricominciò a crescere ma secondo una precisa strategia di sistema, sia a livello di sistema aeroportuale cittadino, sia di sistema aeroportuale nazionale”.

Su Linate e Malpensa è stato fatto “un grande errore”, secondo il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, che ha parlato del futuro dei due scali milanesi a Cernobbio. Passera però è convinto che ci sia ancora la possibilità di trasformare Malpensa in un hub. "Mi fa piacere - ha detto il ministro - che finalmente sia venuto fuori il grande errore della nostra Regione, della nostra parte di Italia negli anni passati non volendo integrare Linate e Malpensa. Si è perso una grandissima occasione, colpa delle amministrazioni un pò tutte di questa parte d’Italia che non hanno avuto coraggio quando era ovvio che tenere l’internazionale da una parte e l’intercontinentale avrebbe impedito di creare un vero hub”. “Comunque - ha aggiunto Passera - se c’è la volontà, c’è ancora il tempo per farlo… L’opportunità c’è. L'Italia - ha sottolineato - ha questa sindrome del ogni città ha un'università, un aeroporto, ha un tribunale e questo ha portato a costi enormi, insostenibili e soprattutto all'indebolimento del nostro Paese. Dopo tanti anni al nuovo piano aeroporti arriveremo in poche settimane - ha annunciato -. E' un lavoro in gran parte preparato. Ho accennato alla ricerca dell'Enac che è uno degli elementi su cui abbiamo elaborato il piano. I criteri che abbiamo indicato sono molto simili a quelli indicati dal rapporto".

''Finalmente ci sono una sensibilita' e una volonta' di introdurre un modello di traffico che preveda e possa portare a una maggiore concentrazione di voli di breve e medio raggio su Malpensa, per favorire investimenti e voli di lungo raggio da Malpensa'', ha detto il presidente di Sea - Aeroporti di Milano, Giuseppe Bonomi, Sulla ridefinizione dei ruoli fra i due aeroporti, ha assicurato Bonomi, ''ci sara' sicuramente un

confronto con tutti i livelli di Governo''. Il presidente della Sea ha anche osservato che si tratterebbe di un intervento ''solo regolamentare, senza costi per le casse pubbliche'', che pero' ridarebbe competitivita' all'Italia.

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