L'Ue pone a dieta Essilux-GrandVision

La Commissione pronta all'ok ma Del Vecchio deve cedere negozi anche in Italia

L'Ue pone a dieta Essilux-GrandVision

Bruxelles mette dei paletti alla strategia espansionistica di Leonardo Del Vecchio proprio mentre il fondatore di Luxottica sta preparando la salita in Mediobanca. La Commissione Europea, secondo indiscrezioni del Financial Times, avrebbe intenzione di imporre a EssilorLuxottica una impegnativa cura dimagrante in termini di negozi in Italia e in un altro Paese europeo, per poter procedere all'acquisizione dell'olandese GrandVision. Lo scorso 6 febbraio l'Antitrust europeo aveva avviato un'indagine sull'operazione da 7,2 miliardi di euro che potrebbe portare, considerando i numeri dei due gruppi, a un rischio di distorsione della concorrenza nella fornitura di lenti, di occhiali oftalmici e di prodotti ottici. La decisione della Commissione è attesa entro il 20 agosto e rischia di arrivare in un momento drammatico per il commercio che, dopo mesi di lockdown, ha portato EssiLux a ritirare l'outlook 2020.

Per Del Vecchio inoltre questi sono mesi delicati all'interno del riassetto bancario e assicurativo in corso in Piazza Affari. Il re degli occhiali infatti è in attesa dell'autorizzazione della Bce per salire, attraverso la finanziaria Delfin, al 20% di Mediobanca raddoppiando così la quota attuale e divenendo primo azionista di Piazzetta Cuccia. Un passo quest'ultimo che porta in una direzione precisa: quella della principale partecipazione di Mediobanca, Generali, di cui Del Vecchio ha già in mano il 4,8% del capitale. Sarà questa battaglia a infiammare Piazza Affari il prossimo autunno, non appena chiusa l'offerta pubblica di scambio (Ops) di Intesa Sanpaolo su Ubi, una operazione che promette di ridisegnare gli equilibri del panorama finanziario tricolore e che ha tra i suoi protagonisti Mediobanca, come advisor dell'istituto di Carlo Messina.

Proprio sul fronte dell'Ops di Intesa su Ubi, il mercato guarda con attenzione alla posizione della Fondazione Banca del Monte di Lombardia (socia di Ubi con il 3,96%) i cui organi di controllo e di indirizzo si riuniranno venerdì. Peraltro, la Fondazione è tra i principali azionisti (3,16%) di Cattolica, il cui cda - dove siede come vicepresidente vicario Aldo Poli, presidente dello stesso Ente - ha deliberato lunedì all'unanimità l'adesione all'Ops di Intesa su Ubi (di cui la compagnia assicurativa ha l'1%).

Fredda sull'offerta rimane invece la Fondazione CariCuneo, che di Ubi ha il 5,9 per cento. «Gli organi della Fondazione hanno confermato che l'Ops di Intesa Sanpaolo, come attualmente prospettata, presenta elementi non conformi alle attese», ha ribadito ieri l'Ente al termine della riunione del cda e del consiglio generale, ribadendo poi di aver dato mandato al presidente Giandomenico Genta «di proseguire nelle attività di istruttoria e interlocuzione con i vari soggetti coinvolti». Insomma, si punta al rilancio così come d'altro canto auspicato dalla Fondazione Banca del Monte una decina di giorni fa.

E anche Piazza Affari spera in un ritocco all'insù dei termini dell'offerta (17 titoli della Ca' de Sass per ogni 10 azioni Ubi consegnate all'Ops). Ieri infatti Ubi ha chiuso la seduta a 3,07 euro (in calo dell'1,2%), in leggero premio sui termini del concambio posto che Intesa era stabile a 1,78 euro.

Ca' De Sass intanto, in attesa del via libera dell'Antitrust sull'operazione, conta su un l'apporto complessivo del 2,016% del capitale di Ubi all'Ops. In caso di insuccesso Victor Massiah, ad di Ubi, prospetta già all'Ft un piano B: «Se Ubi resterà indipendente, entro fine anno sarà finalizzata una proposta di M&A con un'altra banca».

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