La richiesta di Fca Italy di accedere a un prestito di 6,3 miliardi con garanzia pubblica ha acceso un forte dibattito nel nostro Paese. Il miglior modo per analizzare la vicenda è quello di valutare gli aspetti tecnici collegati a tutti gli attori dell'operazione. Dal lato Fca, la scelta è puramente dettata dal vantaggio di ricorrere a una fonte di finanziamento meno onerosa rispetto alle numerose alternative a disposizione, in quanto lo scopo primario del provvedimento del Decreto Liquidità è favorire l'accesso al credito a tassi agevolati alle imprese nel pieno di un'improvvisa crisi economica globale.
Dal lato della banca erogatrice, Intesa Sanpaolo, i benefici sono molteplici, in quanto in primo luogo la controgaranzia di Sace sull'80% del prestito determina una forte riduzione in termini di assorbimento di capitale e, inoltre, cosa da non sottovalutare, l'operazione permette indirettamente al sistema bancario di alleggerire le posizioni creditorie verso numerosi fornitori di Fca, in quanto è esplicitamente previsto che il prestito sarà utilizzato esclusivamente al servizio della filiera italiana dell'automotive. In sintesi, l'iniezione di liquidità di Fca nelle casse di numerose piccole imprese del settore, determinerà implicitamente un miglioramento del merito di credito delle stesse e la ripartenza di un meccanismo produttivo che altrimenti rischierebbe di incepparsi causando un drammatico «effetto domino». Intesa Sanpaolo, inoltre, tra meno di un anno sarà ragionevolmente creditrice del nuovo gruppo Fca-Psa, un colosso che solo in termini di sinergie di costi beneficerà di circa 15 miliardi nei prossimi 4 anni.
Infine, dal
lato dello Stato, va specificato che la garanzia pubblica non comporta alcun anticipo di denaro (e nessun incremento del debito) e viene concessa a fronte del pagamento di un interesse di cui beneficia il bilancio pubblico.
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