Vivendi non allenta la presa su Mediaset. Anche se in Italia la società francese non ha esercitato il recesso, in Spagna e Olanda ha avviato due distinte cause giudiziarie. In Spagna ha contestato la delibera della fusione con la controllante italiana e la prima udienza sarà 2 ottobre. In Olanda, invece, ha chiesto un giudizio preliminare per vietare a Mediaset Investment NV l'introduzione delle disposizioni previste degli articoli 13 (Disposizioni relative alle azioni di voto speciali), 42 (Obblighi degli azionisti) e/o 43 (Richiesta di offerta obbligatoria) nello statuto sociale previsto dal piano di fusione. L'udienza è fissata il 16 ottobre. Insomma, Vivendi si muove anche se Mfe (Media For Europe) non è stata ancora costituita, chiedendo di annullare il diritto di voto maggiorato che hanno le società che hanno portato la loro sede in Olanda.
Vivendi non si è però fermata qui. L'8 ottobre infatti ci sarà l'appello, promosso dalla sua controllata Dailymotion, che ha impugnato la sentenza di pagamento di 5,5 milioni per l'utilizzo illecito di 995 video Mediaset coperti da diritto d'autore. Il Biscione ha già promosso altre 7 cause simili che potrebbero costare ai francesi fino a 200 milioni. Quanto al recesso, i dati ufficiali sono attesi per fine settimana. Quando l'operazione, approvata dall'assemblea del 4 settembre scorso, sarà conclusa a Mfe, holding di diritto olandese, faranno capo Mediaset, la controllata spagnola e la partecipazione (9,9%) nella tedesca ProsiebenSat1. Il recesso, fissato a 2,77 euro, sarebbe costato 300 milioni circa a Vivendi (che ha un valore di carico di 3,7 euro), e non avrebbe fatto saltare il banco dopo l'annuncio della fiche da un miliardo messa a disposizione dal fondo Peninsula per coprire l'eventuale addio del gruppo di Vincent Bolloré.
Mfe, secondo Vivendi, avrebbe come scopo quello di estromettere le minoranze dato che il diritto di voto plurimo previsto dalla normativa olandese di fatto blinda Fininvest in Mfe. Gli appuntamenti tra le due società in tribunale sono molteplici: il 26 novembre a Milano è prevista la prima udienza sul ricorso di Vivendi contro la decisione di Mediaset di negare l'accesso ai francesi all'assemblea del 18 aprile. Un'eventuale decisione favorevole a Vivendi potrebbe essere utilizzata come «arma» rispetto al «no entry» imposto Vivendi nell'assemblea di settembre sulla nascita di Mfe. Lì Vivendi aveva potuto intervenire solo con la quota detenuta direttamente (9,9%), mentre era rimasta esclusa quella affidata a Simon Fiduciaria (19,9%).
Per finire c'è la mega richiesta danni di Fininvest e Mediaset da 1,8 miliardi per il mancato acquisto da parte di Vivendi della pay tv Premium. Ma visti i tempi della giustizia italiana questa udienza sarà il 15 settembre 2020.
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