La battaglia per il controllo di Mediobanca e gli utili trimestrali superiori alle attese pubblicati ieri, spingono il titolo di Piazzetta Cuccia fino a 10,76 euro (+0,9%), sui massimi dal giugno 2008. Sale intanto l'attesa per l'assemblea degli azionisti, fissata per il 28 ottobre, e per la presentazione del nuovo piano industriale in agenda il 12 novembre.
Con un utile trimestrale di 271 milioni, in crescita del 10,3% rispetto al 2018 e ben al di sopra dei 250 milioni stimati dagli analisti, una redditività del 10% pur in presenza di una elevata patrimonializzazione (il Cet1 è al 14,2%) e ricavi per 684 milioni (+7%), l'ad Alberto Nagel ha rivendicato la bontà della strategia attuata. Il manager ha poi confermato che, visti i risultati ottenuti, il prossimo piano industriale proseguirà sulla stessa strada.
Una risposta indiretta alle critiche sollevate Leonardo Del Vecchio, recentemente salito al 7% circa del capitale dell'ultimo salotto buono di Piazza Affari. Il numero uno di EssilorLuxottica ha, nelle ultime settimane, puntato il dito proprio sulla strategia della banca d'affari e chiesto per Mediobanca «un nuovo piano industriale che non basi i risultati solo su Generali (partecipata al 13% da Piazzetta Cuccia, ndr) e Compass».
Più in dettaglio l'apporto sia del Leone di Trieste sia della società di credito al consumo ai risultati trimestrali della banca è stato importante. Generali ha contribuito per 135,5 milioni di utili (in aumento dai 96 di un anno fa grazie alla plusvalenza derivante dalla cessione di Generali Leben). mentre Compass ha registrato un giro d'affari di 267 milioni (+3,9%).
Alla richiesta di De Vecchio di «un futuro da banca di investimento», Nagel ha risposto affermando che «la diversificazione è parte di un modello che abbiamo costruito in questi anni. Se ci sono tendenze di mercato che non favoriscono un'attività, come è avvenuto nell'investment banking, è importante affiancare a un'attività volatile una più stabile». In questo scenario Nagel ha comunque ribadito di continuare a ritenere l'M&A un'opportunità ma non una necessità. Quanto al prossimo futuro Nagel si è detto aperto al confronto «con tutti gli azionisti e quindi anche con Delfin», la finanziaria di Del Vecchio attraverso cui è stata effettuata la scalata al baluardo della finanza italiana, tuttavia ha poi individuato nel «cda l'organo a cui spetta la definizione delle strategie e la loro attuazione». I suggerimenti, ha poi precisato il manager, saranno valutati «nel miglior interesse della banca e ogni proposta sarà valutata nel board», ciononostante per il gruppo è essenziale «rimanere concentrato sulla realizzazione del piano in corso e di quello che sarà presto presentato al mercato, perché siamo in una situazione tutt'altro che semplice in cui in tassi di interesse negativi penalizzeranno il lavoro delle banche».
Anche la governance «può sempre essere migliorata», ha infine risposto il manager a chi gli chiedeva della possibilità che Del Vecchio sollevi la questione della nomina dei vertici aziendali prevista dallo Statuto all'interno di Mediobanca.
«Il cambio dello Statuto è di competenza dei soci» ha ricordato però il manager. E Mediobanca, al momento, è partecipata da una versione light erede dello storico patto con 20,9% capitale, da Blackrock (al 4,9%) e da Vincent Bollorè (al 7,8%) che pochi giorni fa si è schierato proprio con l'ad.
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