Leonardo Del Vecchio potrà salire fino al 20% di Mediobanca, rafforzando la propria presa sul salotto buono della finanza italiana e, indirettamente, su Generali di cui Piazzetta Cuccia ha in mano il 13% del capitale e l'imprenditore il 4,89 per cento. Nulla sarà più come prima, ma la rivoluzione non sarà immediata.
Ad autorizzare l'operazione è stata ieri la Bce in seguito alla richiesta effettuata a fine maggio da Delfin, finanziaria dell'imprenditore, di poter raddoppiare la propria quota nella banca d'affari come investimento finanziario, ovvero senza velleità di governance. Nessuno peraltro in Piazza Affari dubita che i progetti del fondatore di Luxottica si estendano oltre la mera partecipazione finanziaria in Mediobanca. Occorrerà tuttavia del tempo per ridisegnare gli equilibri del potere politico e finanziario italiano e per cercare alleanze. Non è certo un caso che il top management di Mediobanca abbia trascorso l'estate incontrando i maggiori investitori istituzionali a cui presentare gli obiettivi del gruppo. D'altro canto, a differenza del recente blitz di Generali su Cattolica (sostenuto dalla necessità dell'istituto veronese di rafforzare la propria posizione patrimoniale), la via diretta o meno verso il Leone di Trieste e i suoi 60 miliardi circa di Btp è da sempre nel mirino dei palazzi romani, Copasir compreso.
La scalata a Mediobanca era stata avviata da Del Vecchio lo scorso settembre e, fin da subito, aveva messo in allarme gli azionisti storici della banca d'affari oggi riuniti in un patto di consultazione al 12,5% del capitale, erede di quel patto di sindacato che per decenni aveva gestito le sorti dell'economia tricolore. Tuttavia, i recenti apprezzamenti dell'imprenditore agli obiettivi del piano industriale indicati dall'ad Alberto Nagel e l'accettazione del passo indietro sulla governance, avrebbero fatto rientrare le perplessità iniziali, almeno in parte. «I Doris si aspettavano il via libera della Bce a Delfin e sono certi che Del Vecchio fornirà il suo contributo per l'ulteriore crescita di Mediobanca» riportano fonti vicino a Banca Mediolanum che ha in mano il 3,28% del capitale di Mediobanca, a cui si aggiunge un ulteriore 0,5% detenuto dalla famiglia Doris tramite Finprog.
Nell'immediato è probabile che i protagonisti della vicenda si propongano di tessere nuove alleanze più che cercare scontri, nonostante proprio il 28 ottobre sia fissata l'assemblea per il rinnovo del cda di Mediobanca. Anche qualora Delfin dovesse arrivare rapidamente al 20% di Piazzetta Cuccia, la finanziaria di Del Vecchio non presenterà una propria lista di candidati entro la scadenza del 18 settembre. Il rinnovo del cda sarà all'insegna della continuità. Piazzetta Cuccia, così come la sua partecipata Generali, ha scelto di affidare al vertice uscente il compito di presentare una propria lista di candidati svincolando (in teoria) la gestione dagli assetti proprietari.
Il cda di Mediobanca pubblicherà quindi la propria lista il 16 settembre al termine del vertice previsto per l'approvazione del bilancio e deliberare sulle proposte le modifiche statutarie sui requisiti per poter approdare alle posizioni di vertice del gruppo.
Sono previste solo due uscite, quella di Alberto Pecci e Marie Bolloré. Niente scossoni, almeno per ora. L'orizzonte, forse, è più ambizioso ed è quello del rinnovo del cda di Generali previsto nella primavera del 2022.
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