Mediobanca studia lo «scambio» Generali

L'ad Nagel vuole permutare il 3% del Leone con attività di risparmio gestito. La guerra in Rcs: «Serve un consiglio condiviso tra i soci»

Mediobanca studia lo «scambio» Generali

Mediobanca supera le attese degli analisti con 260,6 milioni di utili nel semestre chiuso a dicembre (il bilancio 2014-2015 terminerà a giugno), lancia un messaggio politico ai litigiosi consoci del Corriere della Sera e, archiviato il capitalismo dei salotti, punta a “barattare“ il 3,2% in eccesso che possiede in Generali con masse di risparmio gestito o pacchetti di clienti utili a rafforzare la controllata CheBanca!. In sostanza il modello Fineco (fatto di online e promotori), cui si è ispirata anche Monte Paschi con la neonata Widiba.

«Potremmo esaminare operazioni di scambio» con attività bancarie «coerenti con l'iter del nostro gruppo» così da incrementarne la «redditività», ha annunciato ieri l'ad di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel: il 3,2% di Generali, di cui la prima banca d'affari italiana possiede il 13,2% ma si è impegnata a scendere al 10%, vale 830 milioni. Che Nagel vuole utilizzare per acquisizioni mirate in Italia e all'estero senza esborsi di cassa. In questo modo Piazzetta Cuccia previene inoltre il rischio che, un eccesso di titoli in vendita, faccia avvitare Trieste in Borsa (in gergo overhang ). Nagel ha messo in chiaro che Piazzetta Cuccia non è interessata «ad acquisire o fondersi con una banca popolare» perché «non ci sarebbero sinergie». Proprio il gioco a incastro cui saranno costrette le prime dieci mutue del Paese dopo il colpo di mano con cui Renzi le obbliga a trasformarsi in spa, potrebbe però offrire qualche occasione di acquisire masse gestite. Lo show down dovrebbe iniziare dall'estate.

Quindi il messaggio trasversale alla Fiat di John Elkann (prima socia del Corriere con il 16,7%) e alla fronda le contende l'indebitato salotto di Rcs. Mediobanca (6,3%) è pronta a sostenere una lista per il rinnovo del board a patto che questo sia una «evoluzione» dell'attuale, che sia dotato di «qualità e autorevolezza» e che la scelta sia «condivisa dai principali soci». In mancanza di una prospettiva industriale e di una apertura del Lingotto a mettere a fattor comune il nuovo vertice, Piazzetta Cuccia si chiamerà fuori dalla bagarre sebbene il titolo Rcs viaggi a prezzi che le vietano di smarcarsi dal libro soci. Entro giugno Mediobanca completerà invece, come da programma, l'addio a Telecom (dove ha un residuo 1,6%).

Quanto invece ai conti di Mediobanca (+4,4% il titolo in Borsa promosso dagli analisti) Nagel ha assicurato che l'obiettivo è replicare da qui a giugno il positivo andamento del primo semestre, trainato dall'attività bancaria. Il risultato netto del semestre chiuso a dicembre è stato di 261 milioni contro i 304,7 di un anno fa, quando c'erano però state dismissioni per 151,2 milioni (contro i 15,3 milioni attuali). Insomma la macchina industriale funziona: l'utile operativo sale del 58% e i ricavi del 16% a 1.014 milioni, con un margine di interesse migliorato del 2%.

Hanno contributo tutte le divisioni e il Corporate & Investment Banking ha spinto il fatturato del 44%, mentre CheBanca! ha ridotto la perdita a 8 milioni. Il Tier 1 resta attestato all'11% (12,65% con la piena applicazione di Basilea 3). La semestrale ha visto accantonamenti per 320 milioni, chiesti dalla Bce in sede di aqr, sostanzialmente imputabili alla partita Burgo.

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