Banca Mediolanum chiude il 2020 deliberando un dividendo che «ingloba» il saldo 2019 stoppato dalla Bce. Il gruppo guidato dall'ad Massimo Doris ha registrato l'anno scorso una raccolta netta notale positiva per 7,71 miliardi (+90% annuo), mentre la raccolta netta gestita ha raggiunto i 4,1 miliardi (+39%).
Il cda ha deliberato di proporre un dividendo di 0,78 euro (573,3 milioni in totale, dividend yield del 10,2% ai prezzi del 10 febbraio). La cedola per 0,44 è relativa agli utili 2020, mentre per 0,34 euro ricomprende le riserve stanziate con gli utili 2019 e non distribuite. In base alle raccomandazioni della Bce, a maggio prossimo saranno erogati 19,62 milioni, mentre i restanti 553,7 milioni saranno pagabili a ottobre salvo nuovi divieti.
L'utile netto 2020 si è attestato a 434,5 milioni, (565,4 milioni nel 2019) risentendo di performance fees, inferiori rispetto al risultato dell'esercizio precedente. La crescita della raccolta netta in prodotti gestiti ha contribuito a portare le commissioni ricorrenti a 1,2 miliardi, record storico per i ricavi da core business. Il margine da interessi è stato pari a 247,7 milioni, in crescita del 4% ed in controtendenza rispetto al mercato. Il margine operativo ha raggiunto i 389,5 milioni. Il Cet1 al 31 dicembre era al 20,4 per cento.
«Ci aspettiamo un 2021 buono e puntiamo a 5 miliardi di raccolta netta gestita nel 2020», ha commentato l'ad Massimo Doris, evidenziando il successo della piattaforma fintech Flowe, lanciata nello scorso giugno e che «in soli 7 mesi ha portato in dote 662mila nuovi clienti. Scartata l'opzione M&A. «Non siamo interessati a unirci con nessuno», ha chiosato.
Sul fronte Mediobanca «non abbiamo avuto alcun contatto con Del Vecchio, poi se altri del patto li hanno avuti non so rispondere», ha detto Doris la cui famiglia detiene lo 0,5% sindacato tramite Finprog e il 3,3% tramite il gruppo Mediolanum.
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