Il governo gioca con le carte coperte. L’accordo raggiunto ieri sera dall’Eurogruppo nasconde parecchie insidie per il nostro Paese e soprattutto per le tasche degli italiani. Il Mef e palazzo Chigi si sono precipitati a dire che il Mes non è stato ancora attivato e che il farne uso è di una scelta facoltativa degli Stati membri con una erogazione di liquidità che arriva fino al 2 per cento del Pil. Per il nostro Paese si tratterebbe di un credito da circa 35-36 miliardi. Gualtieri, il ministro del Tesoro, ha spiegato che si tratta di un Mes calmierato e che non prevede condizioni stringenti per le nostre casse. Ma il linguaggio usato dai ministro delle Finanze europei nel documento di accordo siglato ieri sera nasconde diverse trappole.
Le conseguenze del Mes
Infatti il punto fondamentale è capire quali possano essere le conseguenze del ricorso al Fondo Salva Stati da parte del nostro Paese. È stato ribadito che non vi saranno condizioni che andranno a mettere in discussione la macroeconomia del Paese una volta chiusa l’emergenza ma di fatto questa “condizione” riguarda solo un aspetto della vicenda ovvero nel caso in cui l’Italia faccia ricorso al “finanziamento diretto e indiretto della sanità, della cura e della prevenzione collegate ai costi della crisi Covid-19” Insomma se i soldi venissero usati per altre esigenze (e in questo momento vista la crisi ce ne sono fin troppe), ecco che scatterebbero quelle trappole pericolose che potrebbero mettere il Paese sotto il tacco di Bruxelles per il rientro del debito attivato col Mes. Ed è proprio sul futuro, sulle conseguenze nascoste di un accordo del genere che pone l’accento Matteo Salvini che non le ha mandate a dire al titolare di via XX Settembre: “Non ci sarebbero gli eurobond, l'unica richiesta che faceva l'Italia, ossia soldi per tutti con rischi divisi su tutti, nisba, niet, zero. Però c'è il Mes light che è una truffa, un furto, una rapina a danno dei nostri figli. Sarà la patrimoniale. Tra 4 o 5 anni ci verranno a dire che quei soldi che ci diedero a Bruxelles, peraltro 35 miliardi rispetto ai 60 che abbiamo pagato, dovremo rimborsarli tassando i risparmi o alzando l'età per andare in pensione. Inorridisco e chiederemo le dimissioni del ministro Economia che ha svenduto il nostro Paese".
Rischio tagli agli assegni
Chi ha già sperimentato queste “cure” post debito è di certo la Grecia che ha già fatto i conti col Mes. Ed è per questo motivo che va ricordato in modo chiaro cosa è accaduto ad Atene ieri per capire cosa potrebbe accadere a Roma domani. Il Mes ha infatti previsto ricette durissime sul fronte previdenziale con un taglio senza se e senza ma del 20 per cento sulle pensioni da un importo lordo superiore a 1200 euro al mese. A questo sono stati aggiunti altri dici tagli nell’arco di 5 anni, come ha ricordato Italia Oggi e una sforbiciata pesante a tutti gli assegni di chi è andato in pensione prima dei 55 anni. Ciliegina sulla torta: l’abolizione della tredicesima per tutti i pensionati e per gli stipendi degli statali. In Italia le pensioni sono già state ritoccate con il blocco della rivalutazione dalla fascia che prende un assegno superiore a tre volte il minimo fino ad azzerarsi per quelli più alti. Solo quest’anno è stata concessa una rivalutazione piena anche a quelli da quattro volte in su con un aumento di pochi spiccioli.
Addio uscita anticipata
L’ingresso in scena del Mes potrebbe portare ad ulteriori nuovi tagli in questa direzione con un nuovo meccanismo che preveda ulteriori contributi di solidarietà come quello che è già attivo sulle pensioni alte e che ha una durata di almeno 5 anni. In più si rischia di azzerare del tutto le riforme previdenziali che possano prevedere un’uscita anticipata dal lavoro. Quota 100 era già stata depennata dal governo giallorosso fortemente intenzionato a non rinnovarla dopo la naturale scadenza del 2021. Senza Quota 100 resterebbe sul campo solo la Fornero che prevede un uscita dal lavoro a 67 anni. Nulla. in questa situazione con un Mes “acceso”, potrebbe evitare un ulteriore innalzamento dell’età d’uscita dal lavoro ponendo l’Italia in pole position per permanenza lavorativa in Europa prima dell’ingresso nel “paradiso” previdenziale. Di certo il governo avrà bisogno di far cassa. L’emergenza Covid potrebbe diventare il cavallo di Troia per introdurre una riforma previdenziale ancora più dura di quanto non sia già la sciagurata legge Fornero.
Il tutto ovviamente condito da una patrimoniale che già il Pd (e le Sardine) hanno iniziato a chiedere a gran voce. La vera crisi l’Italia potrebbe affrontarla dunque tra qualche anno, quando dovrà saldare i suoi debiti con tasche vuote e assegni tagliati. Grazie al Mes “light” che tanto piace al Gualtieri&Co.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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