Etihad è stata premiata a Miami dall'Airfinance Journal per l'acquisizione del 49% di Alitalia, considerata la più bella operazione del 2014. L'assegnazione è avvenuta nell'ambito della 71ma assemblea generale della Iata, l'associazione che riunisce le principali 250 compagnie aeree del mondo, che è in corso di svolgimento, appunto, a Miami.
Nel ricevere il premio, James Hogan, presidente e chief executive officer di Etihad Airways, ha detto, tra l'altro, che si tratta “di un riconoscimento per il nostro modello di business, che conta su partnership ed economie di scala che contribuiscono alla crescita del network e alla creazione di sinergie per tutte le di attività della compagnia aerea. Alitalia è uno dei brand più importanti nell’aviazione globale in uno dei più ampi mercati di viaggio al mondo. Siamo certi che con il giusto livello di capitalizzazione e un piano di business forte e strategico, la compagnia aerea possa essere trasformata e riposizionata come una compagnia aerea globale premium”. Il modello di business di Etihad, sul quale la compagnia ha basato il suo veloce sviluppo di questi anni, si basa non su semplici alleanze ma su un network proprio, fatto di partecipazioni azionarie di minoranza, grazie alle quali vengono messi in sinergia gli apporti di ciascun partner.
Alitalia è l'esempio più importante di questa strategia: l'apporto di essa alla rete di Etihad è importante sia per le dimensioni sia dal punto di vista logistico perché Fiumicino è diventato il secondo hub del gruppo. Come forse si ricorderà, l’accordo di ristrutturazione è valutato in totale 1,75 miliardi di euro; Etihad Airways ha investito 560 milioni per acquisire il 49% delle quote azionarie nella nuova Alitalia, il 75% del suo programma per frequent flyer, cinque coppie di slot a Heathrow.
La transazione è stata completata il 31 dicembre 2014, dopo l’approvazione da parte della Commissione europea, e ha portato alla costituzione della nuova Alitalia Sai.
“Il processo di negoziazione che ha portato alla conclusione del contratto – ha detto Hogan - è durata oltre un anno, e dobbiamo riconoscere il positivo supporto del governo, degli azionisti, dei sindacati e del personale di Alitalia per raggiungere l’accordo e per affrontare le condizioni sospensive necessarie al fine di procedere con questa transazione strategica”. Etihad, va ricordato, aveva posto delle condizioni dalle quali non ha indietreggiato di un millimetro; nella lunga trattativa i momenti di tensione sono stati più d'uno, col rischio di rottura del dialogo. “Per noi è stato molto importante non solo ottenere il contributo di tutte le controparti, ma anche definire il business, così che fin da subito il nostro investimento potesse focalizzarsi sulla realizzazione del nuovo piano per un’Alitalia sostenibile”. “Per noi si tratta – ha aggiunto Hogan - di un investimento commerciale strategico a lungo termine e noi ci siamo impegnati, insieme agli altri azionisti, a supportare il nuovo management per rafforzare Alitalia come business competitivo, sostenibile e profittevole che può operare con successo nel mercato globale dell’aviazione”.
Il nuovo piano strategico prevede il ritorno all'utile nel 2017, e si prefigge di reinventare la compagnia come vettore “premium” a livello globale che rappresenti il meglio dell’Italia, con nuove rotte, nuovi prodotti e più elevati standard di servizio, un nuovo branding e una nuova strategia di gestione dei costi. Nei giorni scorsi sono stati presentati i primi due aerei con la nuova livrea, nella quale spicca anche il marchio di Etihad.
L'operazione – che assomiglia tanto a un'acquisizione tout court – è parte di quell'espansione delle compagnie del Golfo che sta mettendo in discussione le vecchie regole del trasporto aereo, europee e statunitensi.
Il braccio di ferro è solo all'inizio e non c'è dubbio che la competizione tra i nuovi e i vecchi vettori nei prossimi anni sarà sempre più serrata e porterà a un panorama di offerta profondamente rinnovato rispetto a quello attuale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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