«E arriva il Roundup portando l'onda velenosa». Bayer avrebbe dovuto ascoltare il Neil Young di «Monsanto Years» prima di portare a termine, nel giugno scorso, l'acquisizione del gruppo chimico Usa per oltre 62 miliardi di dollari. Da allora sono stati solo guai per chi, come i tedeschi, ha costruito la propria fortuna anche sulla base di un'inappuntabile reputazione. Monsanto, sotto questo profilo, qualche problemino invece ce l'ha. Quasi da sempre. Non a caso, è da anni saldamente ai primi posti nella classifica delle Most hated companies a stelle e strisce. Un odio montante, al crescere della sensibilità ambientale, verso i prodotti di punta usciti dai suoi laboratori: come il Ddt, il Pcb, le sementi geneticamente modificate e, appunto, il diserbante Roundup immortalato nel brano del cantautore canadese.
Quest'ultimo prodotto sta creando parecchie grane a Bayer in seguito a una causa intentata da un giardiniere ammalatosi di linfoma non Hodgkin dopo aver lavorato per anni a contatto col glisofato, il principio base del Roundup e della sua versione professionale, il RangerPro. Malgrado il glisofato sia stato classificato nel 2015 dall'Organizzazione mondiale della sanità come «probabilmente cancerogeno», ieri il tribunale di San Francisco non ha avuto dubbi nel ribadire la correlazione tra l'uso del prodotto chimico e la malattia incurabile al sistema linfatico che ha colpito il lavoratore, confermando la sentenza dello scorso agosto in cui Monsanto era stata condannata come responsabile. Con una differenza: il risarcimento è stato drasticamente tagliato, e la somma originariamente fissata a 289 milioni di dollari è stata abbassata a 78 milioni. Il maxi-sconto non ha però soddisfatto nè Bayer, che ha già annunciato di voler presentare ricorso contro il verdetto non riconoscendo la pericolosità del pesticida, nè gli investitori, che hanno subissato di vendite il titolo fino a fargli perdere ieri quasi il 10% del valore. Il 2018 rischia di essere un annus horribilis per il gruppo tedesco in Borsa, dove le azioni sono dimagrite del 37% circa da gennaio, con picchiate superiori al 10% già in piena estate, nonostante una stima di ricavi superiore ai 38 miliardi di euro contro i 35 dello scorso anno.
Ciò che il mercato teme (e sicuramente anche la stessa Bayer) è l'effetto di trasmissione che questa sentenza, riguardante un singolo individuo, avrà sulle 8mila procedure pendenti negli Stati Uniti contro l'antiparassitario di Monsanto. Anche perché, storicamente, i giudici Usa non hanno mai avuto la mano leggera nelle class action contro le big corporation.
Il caso più clamoroso fu quello che vide coinvolte le multinazionali del tabacco, costrette a risarcire qualcosa come 246 miliardi di dollari per aver indotto nei fumatori maggiore dipendenza dalla nicotina attraverso l'uso dell'ammoniaca.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.