Monte Paschi prepara le «grandi pulizie» prima dell'aumento

L'Eurotower conferma la linea dura sulle maxi-svalutazioni e la Borsa prevede più perdite nel 2014. L'alternativa Ubi

Un'altra (molto energica) pulizia dei crediti che metterà in ginocchio il bilancio del Monte Paschi (un miliardo la perdita a fine settembre) e subito dopo il maxi-aumento di capitale da 2,5 miliardi propedeutico al matrimonio con un cavaliere bianco: al termine del decisivo incontro a Francoforte, la Bce non lascia grandi spazi di manovra all'ad di Rocca Salimbeni, Fabrizio Viola, e al presidente Alessandro Profumo. Il vertice riferirà il diktat europeo al cda in agenda oggi, ma i vigilantes guidati da Daniele Nouy avevano tradito le loro intenzioni già nelle lettera «minatoria» di qualche settimana fa: Siena (+0,61% in Borsa) deve raggiungere il 14,3% di Cet 1 come soglia minima di sicurezza.

Mps deve, insomma, spazzare via subito i problemi emersi durante l' asset quality review , comprese quelli provocati dalla loro proiezione statistica sull'intero portafoglio. Al Monte mancherebbero quindi 1,6 miliardi (3 miliardi l'importo lordo), anche dando per fatto l'aumento di capitale. Insomma il quarto trimestre e l'intero 2014 saranno ancora una volta schiacciati dalle svalutazioni. Al punto che alcune sim iniziano a interrogarsi se la ricapitalizzazione risulterà davvero capiente.

Viola ha, tuttavia, approntato un piano a geometria variabile che, accanto alle cessioni (200 milioni circa la speranza di incasso), sta provando a rimuovere proprio le scorie lasciate dalla passata gestione e dalla crisi: la banca ha infatti intensificato gli sforzi per cedere altri pacchetti di non performing loan e ha appena riorganizzato l'area crediti, appaltando all'esterno la gestione operativa di tutte le pratiche oltre i 150mila euro. Sul tavolo c'è poi lo «sconto» di 390 milioni di cui Mps crede di aver diritto visto che nel 2014 ha macinato più utili operativi di quanto non si aspettasse l'Eurotower. La Bce sta però confermando la linea dura con tutte le banche vigilate: il 4 febbraio è in calendario il decisivo board dei governatori per il via libera ai piani di risanamento post stress test.

A quel punto Mps potrà girare la chiave dell'aumento di capitale che, pur coperto dal consorzio di garanzia, porrà ufficialmente in vendita la Rocca: serve un socio forte che affianchi la Fondazione Mps e i suoi alleati sudamericani, Fintech e Btg Pactual, che già hanno visto semidistrutto il valore del proprio 9%. In alternativa il mercato scommette sull'interesse di Ubi Banca a rilevare i performanti sportelli ex Antonveneta dislocati nel Nord-Est. A quel punto, però, Mps diverrebbe poco più di una banca regionale, per di più appesantita dai numeri del back office. Giusto una consolazione per il Pd senese.

C'è però una variabile politica che potrebbe sparigliare le carte: la riforma

delle banche popolari, chiesta sia da Bankitalia sia dalla Bce e cullata dal governo Renzi. A quel punto per Ubi si aprirebbe la possibilità di un'operazione più ampia su Siena, mentre Bipiemme potrebbe prendersi Carige.

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