Le banche italiane hanno fatto i compiti a casa e smaltito quasi del tutto l'«indigestione» di crediti deteriorati. Così l'agenzia Moody's le premia, migliorando le previsioni per il prossimo anno. L'agenzia di rating americana ha, infatti, comunicato ieri che l'outlook sugli istituti nostrani passa da «negativo» a «stabile».
Le aspettative per il 2020 sono di un'ulteriore progressiva riduzione dei crediti deteriorati, le condizioni di finanziamento delle banche miglioreranno, spiega ancora l'agenzia, e il loro capitale rimarrà stabile. «Prevediamo che i prestiti problematici delle banche italiane scenderanno nel 2020 per il quinto anno consecutivo», ha dichiarato Fabio Iannò, vicepresidente senior di Moody's. «Tuttavia, secondo i dati dell'Autorità bancaria europea, il loro rapporto dell'8% rimane più che doppio rispetto a quello della media dell'Unione europea pari al 3 per cento. Teniamo anche conto delle nostre previsioni per una crescita debole ma positiva del Pil italiano e delle nostre prospettive stabili sul rating del debito sovrano italiano», aggiunge Iannò.
L'agenzia apprezza anche l'offerta di servizi sempre più diversi e che le banche italiane stiano guardando con grande interesse alle «joint-venture con le assicurazioni». Con la riduzione dei crediti deteriorati, un contesto di tassi bassi, di scarsa domanda e di forte concorrenza, le banche più redditizie sono quelle che fanno molti servizi. Anche perché sono gli sportelli bancari che vendono le polizze.
Sembra, dunque, superata l'emergenza sui rischi dei crediti ed ora l'attenzione del mercato e anche della Bce si è spostata su altri temi, tra cui i «derivati presenti nei bilanci di molte banche europee», ha sottolineato ieri Fabio Panetta, direttore generale di Bankitalia e membro del comitato esecutivo di Francoforte.
Nel frattempo, il quotidiano finanziario tedesco Handelsblatt ha fatto i complimenti all'«austerità» dell'ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, che martedì ha presentato a Londra il nuovo piano industriale annunciando 8mila esuberi in Europa e che grazie a cessioni e chiusure è già riuscito a segnare un utile di 3,3 miliardi nei primi nove mesi del 2019 con un rendimento del capitale (Roe) dell'8,7% maggiore di quello di Deutsche Bank (in discesa dell'1,1%). L'Handelsblatt ricorda poi che Mustier ha preso il timone alla fine del 2016, avviando subito un importante piano di ristrutturazione. A quel tempo 14mila dipendenti dovettero andarsene e quasi 1.000 filiali scomparvero.
Strategie che dovrebbero far riflettere gli amministratori delegati delle banche tedesche, anche perché dopo questa prima cura drastica Unicredit ne è uscita «quasi riabilitata», scrive il quotidiano tedesco sottolineando che i tagli previsti dal banchiere servono anche per preparare la banca a resistere alla prossima crisi nell'Eurozona. Quindi, ed ecco la sorpresa considerando il pulpito da cui arriva, «non c'è motivo per banchieri, autorità e politici tedeschi di guardare dall'alto al basso le banche italiane, che si dice siano così vulnerabili».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.