Diventano definitive le assoluzioni dell'ex presidente di Banca Mps, Giuseppe Mussari, dell'ex direttore generale, Antonio Vigni, e di altri ex manager dell'istituto di Rocca Salimbeni. È quanto ha stabilito la Corte di Cassazione, definendo «inammissibile» il ricorso presentato dalla Procura di Milano, accogliendo così le richieste delle difese e della stessa Procura generale presso la Corte di Cassazione». Il processo era relativo a una serie di operazioni finanziarie realizzate dalla banca senese per coprire, secondo l'accusa, le perdite provocate dall'acquisto di Antonveneta. In particolare, al centro del procedimento c'erano i derivati Santorini e Alexandria, sottoscritti da Mps con Deutsche Bank e Nomura. Piazza Affari ha recepito favorevolmente le assoluzioni facendo guadagnare al titolo Mps il 5,7%.
La ragione sta nel fatto che il verdetto di assoluzione è destinato a sminare il bilancio di Mps dai rischi legali (richieste di risarcimento danni per 4,1 miliardi) per le presunte errate informazioni fornite al mercato tra il 2008 e il 2015 in relazione alla contabilizzazione a saldi aperti di quelli che sarebbero stati, secondo l'accusa, a tutti gli effetti dei meri derivati.
Una vicenda sulla quale il 27 ottobre arriverà a sentenza anche l'appello proposto dai successori di Mussari e Vigni, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, contro la condanna subita a Milano in primo grado. Una condanna, quest'ultima, la cui ratio a tutt'oggi sfugge, in quanto la stessa Consob aveva giudicato conforme alla prassi l'attività informativa dell'istituto.
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