Mps, Profumo e Viola rinviati a giudizio per aggiotaggio e falso in bilancio

L'ex presidente e l'ex ad della banca senese a processo il prossimo 17 luglio. Con loro anche l'ex presidente del collegio sindacale, Paolo Salvadori, che deve rispondere solo di falso in bilancio

Mps, Profumo e Viola rinviati a giudizio per aggiotaggio e falso in bilancio

L'ex presidente del Monte dei Paschi di Siena, Alessandro Profumo, e l'ex amministratore delegato Fabrizio Viola sono stati rinviati a giudizio per aggiotaggio e falso in bilancio. Lo ha deciso il gup di Milano, Alessandra Del Corvo. Dovrà rispondere solo di falso in bilancio, invece, l'ex presidente del collegio sindacale di Rocca Salimbeni, Paolo Salvadori. A finire sotto processo, che prenderà il via il prossimo 17 luglio, è anche la banca.

Nella decisione che ha preso il giudice ha ribaltato la teoria sia della pubblica accusa che delle difesa degli imputati: entrambi, infatti, avevano chiesto il proscioglimento. Al centro dell'inchiesta, finita davanti al gup Del Corvo dopo una richiesta di archiviazione da parte della procura, c'è la contabilizzazione non corretta nei bilanci della banca senese dei derivati Santorini e Alexandria, operazioni finanziarie messe in piedi tra il 2012 e il 2015. Solo per Salvadori è caduta l'accusa di aggiotaggio, mentre Mps deve rispondere per la legge 231 sulla responsabilità degli enti.

Il pm Stefano Civardi nella sua requisitoria aveva chiesto il proscioglimento sostenendo che da parte degli imputati "non c'è stata l'intenzione di ingannare nessuno". Il rappresentante dell'accusa aveva anche evidenziato come "la contabilizzazione dei due derivati doveva avvenire a saldi chiusi e non a saldi aperti", ma ha riconosciuto la presenza di indicazioni puntuali di tutte le autorità di controllo che avevano indotto a contabilizzare a saldi aperti. Nelle note integrative del bilancio ci sono tutti gli effetti di una contabilizzazione alternativa, dunque "non ci sarebbe stata l'intenzione di ingannare nessuno". Ma questa tesi non è stata accolta dal giudice, che ha deciso per il processo.

I difensori di Profumo (attuale amministratore delegato di Leonardo) e di Viola per ora preferiscono non rilasciare dichiarazioni. Profumo e Viola arrivano a processo dopo un iter abbastanza contorto: il gup di Milano, Livio Antonello Cristofano aveva disposto nell'aprile 2017 l'imputazione coatta nei confronti dei tre ex manager di Mps - tutti accusati di falso in bilancio e aggiotaggio -, dopo la decisione della procura di chiedere l'archiviazione e l'opposizione alla richiesta presentata dai piccoli azionisti e dal Codacons. In quel caso fu disposta l'archiviazione, come chiesto dalla procura, per sette persone tra cui anche gli ex vertici di Rocca Salimbeni Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, già a processo a Milano, assieme ad altri imputati, per la gestione di Mps. Nel frattempo, era intervenuto anche il pg Felice Isnardi, che aveva disposto ulteriori accertamenti sulla posizione della banca, sfruttando la possibilità che gli concede l'articolo 58 della legge 231 di svolgere "gli accertamenti indispensabili e, qualora ritenga ne ricorrano le condizioni, contestare all'ente le violazioni amministrative conseguenti al reato".

La nuova consulenza è servita, in particolare, adaccertare quale impatto avrebbe avuto la contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria sui bilanci Mps, dal 2012 fino alla semestrale del 2015, se l'operazione fosse stata effettuata "a saldi chiusi" anziché "a saldi aperti" come è avvenuto. Una consulenza che potrebbe aver inciso sulla decisione del gup di mandare a processo gli ex manager Profumo, Viola e Salvadori (per lui è caduta l'accusa di aggiotaggio) e la stessa banca senese.

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