La nuova Mps di Luigi Lovaglio viaggia sempre più forte e ora punta a superare il miliardo di profitti a fine anno. Una buona notizia per una banca che era sull'orlo del baratro e anche per il Mef, che è il principale azionista dell'istituto con il 64% del capitale, e che ha partecipato in prima fila all'aumento di capitale da 2,5 miliardi a fine 2022. Gli analisti si aspettavano un trimestre positivo, ma non certo un balzo dei profitti del 63%, a quota 383 milioni di euro, rispetto a stime che non andavano oltre i 217 milioni. Il totale dei primi sei mesi arriva così a toccare 619 milioni, circa dodici volte quanto fatto registrare nel primo semestre dell'anno scorso.
Alla base di un risultato così convincente - che ha lanciato il titolo in Borsa al +2,8% a quota 2,53 euro - c'è ovviamente l'ascesa dei tassi Bce, che hanno fatto lievitare il margine d'interesse (+64,4% a oltre 1 miliardo) e con esso anche i ricavi del gruppo, cresciuti del 19,2% al 30 giugno a quota 1,85 miliardi. Una dinamica, quest'ultima, comune a tutte le banche italiane. Per Mps, però, si è sentito particolarmente il beneficio della razionalizzazione dei costi, scesi anche grazie alle 4mila uscite incentivate dello scorso dicembre che hanno contribuito in modo significativo a diminuire il rapporto tra costi e ricavi al 49%, il 20% in meno rispetto a giugno 2022.
Buone sensazioni erano arrivate dagli stress test dell'Eba, che avevano restituito risultati discreti anche in scenari avversi. E ora il coefficiente di solidità patrimoniale, il Cet1, ha conosciuto in tre mesi una crescita dello 0,9% ed è arrivato a 15,6 per cento. «Siamo ben oltre il punto di svolta della nostra strategia per essere una banca commerciale più chiara e semplice», ha detto Lovaglio, convinto che Siena possa «accelerare» nel perseguimento degli obiettivi del piano e sia «ben attrezzata» per resistere anche a «uno scenario molto avverso». Che la banca abbia imboccato «una corsia preferenziale» verso i target del piano lo dimostra la guidance 2023: gli utili sono «decisamente sulla strada per superare il miliardo di euro», rimarca Lovaglio, grazie a un margine di interesse che supererà i 2,1 miliardi, commissioni superiori a 1,3 miliardi, costi in calo a 1,85 miliardi e un Cet1 di circa il 16,5 per cento. La vera domanda, ora, è se Mps riuscirà a tenere questo passo anche quando il margine d'interesse rallenterà la sua crescita. Lovaglio stesso si attende un «lieve calo» nel 2024. Il manager spera tuttavia di poter trovare spinta da altre fonti di ricavo per mantenere gli stessi risultati nel 2024: in primis, le commissioni, scese nel semestre del 9,1% e nel trimestre in lieve ripresa (+2%). Così come continuerà la strategia del contenimento dei costi.
La cedola, intanto, tornerà a essere distribuita dall'utile 2024. Da lì, di fatto, Mps tornerà a giocare sullo stesso terreno degli altri istituti bancari. L'altra incognita è la pesante eredità sul fronte dei rischi legali, rimasti però fermi a 4,1 miliardi.
Le «sentenze favorevoli» lasciano ben sperare ma in ogni calo «il nostro bilancio è ben attrezzato per affrontare qualsiasi scenario potenziale». Su questo punto l'ad ha dichiarato di aspettarsi novità sostanziali entro la fine dell'anno.
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