
Si delineano gli schieramenti in vista dell'assemblea di Mps del prossimo 17 aprile. E negli ultimi giorni sono fioccati gli endorsement a favore dell'operazione che vede Rocca Salimbeni tentare la scalata a Mediobanca. Dopo Pimco, arriva il semaforo verde di un altro nome eccellente, quello di Norges Bank Investment Management. Il fondo sovrano norvegese ha fatto sapere che si esprimerà a favore dell'aumento di capitale di Mps al servizio dell'offerta pubblica di scambio su Piazzetta Cuccia. Quello di Norges Bank era uno dei tasselli più attesi in quanto il gigantesco fondo sovrano detiene una quota di un certo peso nell'istituto senese, che stando agli ultimi aggiornamenti è del 2,6 percento, mentre la statunitense Pimco è accreditata dell'1,5% del capitale. A schierarsi a favore dell'operazione fortemente voluta dall'ad di Mps Luigi Lovaglio c'è anche un nome minore, quello di Calstrs-California State Teachers Retirement System, fondo pensioni degli insegnanti della California che risulta azionista di Banca Mps con una quota dello 0,09%. Sul fronte opposto, ha fatto sapere che voterà contro l'aumento di capitale il fondo pensione canadese Cpp Investments, che risulta detenere lo 0,7% del capitale, che ai aggiunge a un pugno di fondi statunitensi (New York City Comptroller, Sba Florida e Calvert) che però detengono delle quote molto piccole, sicuramente non sufficienti di incidere sull'esito del voto del 17 aprile.
Tra chi già nelle scorse settimane si era espresso con chiarezza a sostegno delle nozze tra Mps e Mediobanca spicca anche il fondo Algebris di Davide Serra, con proprio il suo fondatore che ritiene «corretta e intelligente» l'operazione annunciata a gennaio da Mps. Divisi invece i proxy advisor chiamati a fornire indicazioni di voto agli investitori istituzionali: Iss ha bocciato l'aumento, mentre Glass Lewis ha invitato a sostenerlo rompendo un fronte che aveva visto la maggior parte degli analisti inizialmente freddi sull'Ops.
Nel mentre, continuano gli assestamenti nel capitale senese in vista dell'adunata di venerdì prossimo. A muovere è ancora una volta Francesco Gaetano Caltagirone che, stando a quanto confermato da fonti finanziarie, si sarebbe arrampicato oltre il 9% del capitale rispetto all'8% precedente. In tal modo l'imprenditore romano si porta immediatamente a ridosso del primo azionista privato, la Delfin della famiglia Del Vecchio, che ha in mano il 9,78% di quella che è ritenuta la banca più antica al mondo. Sia Caltagirone che la Delfin sono attesi votare a favore dell'aumento di capitale, così come il Tesoro che detiene la quota maggiore (11,7%).
A pochi giorni dall'assemblea si delinea quindi un corposo fronte dei favorevoli alla scalata.
Alle quote dei tre maggiori azionisti si somma infatti il tandem Pimco-Norges con un 4% circa, a cui si aggiunge un altro 4% abbondante portato da fondazioni (1%), Enpam (2%) e fondo Algebris (oltre l'1%); se a questi, come il mercato si attende, si aggiungessero anche Banco Bpm (5%) e la sua controllata Anima (4%), l'esercito dei favorevoli arriva a ridosso di area 48% del capitale, blindando virtualmente l'esito positivo del primo passaggio formale in vista della scalata di Siena a Mediobanca.
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