"Multinazionali tascabili: il modello resiste ma servono correzioni"

L'ad di Scarpa: "Bisognerà avere più scorte e avvicinare le produzioni a Europa e Italia"

"Multinazionali tascabili: il modello resiste ma servono correzioni"

La fabbrica di Scarpa, leader mondiale delle calzature da montagna, è ad Asolo, Veneto, regione tra le più colpite al mondo dalla pandemia. Ma il suo amministratore delegato, Diego Bolzonello, rappresenta quel modello di multinazionale tascabile che non si è mai fermata, ha adeguato l'offerta all'evoluzione della domanda e punta a un buon bilancio anche nel 2020: «Alla fine saremo poco sotto al 2019, chiuso a 110 milioni di fatturato: contiamo in un segno meno con una sola cifra».

Partiamo dal lockdown.

«Ci siamo fermati due mesi. Abbiamo messo i lavoratori in cassa, anticipandola integralmente, e nel frattempo abbiamo investito nella sicurezza, rivoluzionando anche i turni di produzione. Poi il mercato ha reagito positivamente, non abbiamo avuto annullamenti di ordini e ad agosto abbiamo lavorato bene, anche se la ripartenza è stata complessa».

Con quali difficoltà?

«Scarpa produce quello che vende, senza scorte. Quindi dopo il lockdown abbiamo avuto problemi con le forniture e le consegne dei materiali per la produzione».

Ma avete salvato la stagione estiva.

«Sì anche perché ad agosto c'è stata una vera e propria invasione sulle montagne. Camminare all'aria aperta è un'attività sempre più apprezzata di questi tempi».

In Italia?

«Non solo: noi esportiamo l'80% della nostra produzione, il 20% negli Usa».

Adesso in che fase siete?

«Abbiamo terminato la produzione dell'autunno inverno e iniziamo a produrre per la primavera estate. Il portafoglio ordini sta andando bene. Ma la vera battaglia, ora, è quella di trasporti e consegne: non si trovano più le navi».

Avete anche produzioni all'estero?

«Oltre ad Asolo, dove fatturiamo il 60%, abbiamo fabbriche in Romania, Serbia e Cina. Ma i materiali sono tutti italiani, anche per i siti esteri».

Le vendite sono fisiche o per e-commerce?

«Le vendite finali hanno entrambi i canali e l'e-commerce sta crescendo molto. Ma quello è il business dei distributori, noi facciamo poca vendita diretta».

Cosa avete imparato con la pandemia. Il modello della globalizzazione è rimasto valido o è in discussione?

«La globalizzazione resterà, con qualche correzione. Noi dovremo avere più scorte, soprattutto di materie prime. In sintesi, meno produzione cosiddetta in linea e più spazi di magazzino. E poi sarà obbligatorio riportare qualche produzione più vicino, in Europa o anche in Italia».

Aumenteranno i costi.

«Se si investirà per utilizzare intensamente i processi 4.0, i robot, si produrrà meglio senza grandi costi in più».

E la

sostenibilità?

«Per noi c'è sempre stata: i nostri prodotti sono fatti per l'ambiente e i consumatori sono molto attenti: la ricerca dei materiali e la cura del ciclo del prodotto-scarpa sono nel nostro Dna da sempre».

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