L'offerta di Intesa su Ubi è nelle mani di Roberto Rustichelli, presidente dell'Antitrust. Dopo il via libera della Bce, che ha fatto decadere le ipotesi di inefficacia dell'offerta, il magistrato napoletano è rimasto l'ultimo possibile ostacolo all'aggregazione tra i due gruppi. L'ipotesi dell'inefficacia era stata sollevata da Ubi, pronta ad andare in Tribunale, in relazione alla pandemia da Covid-19. Ma Intesa ha chiarito alla Bce che non intende avvalersi della clausola Mac (Material adverse change). A questo punto, prima che Consob si esprima sul prospetto, il verdetto decisivo diventa quello dell'Autorità garante della concorrenza: entro la prossima settimana Rustichelli condurrà le audizioni finali e poi emetterà la sua decisione. Che, al lordo dei 30 giorni richiesti dall'Ivass (l'autorità delle assicurazioni che deve esprimere il suo parere), arriverà, al più tardi, entro fine luglio. In caso di rapido verdetto Ivass (istituto guidata dal direttore generale della Banca d'Italia), anche per fine giugno.
Così Rustichelli, nominato all'Antitrust un anno fa dagli attuali presidenti di Camera e Senato, si trova sul tavolo il più importante dossier bancario da almeno 15 anni a questa parte. E se da un lato il suo compito è valutare esclusivamente gli aspetti di concorrenza, dall'altro è evidente anche la responsabilità politica che grava sulla questione: in gioco c'è il primo tassello del nuovo consolidamento bancario nazionale, auspicato a livello europeo e nazionale da Bce e Bankitalia ancor prima della pandemia e valido ora a maggior ragione. Ma non è tutto: in ballo c'è anche un tema di sicurezza nazionale, messo in evidenza dal Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), in allarme per la possibile scalata ad asset strategici italiani da parte di capitali stranieri e francesi in particolare. E Ubi potrebbe essere uno di questi.
In proposito è stata importante l'audizione di Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit, sentito dal Copasir per quasi due ore lo scorso 4 giugno. Il manager francese, dopo la sua esposizione, ha risposto alle domande del presidente Raffaele Volpi, e dei parlamentari Antonio Zennaro, Adolfo Urso ed Enrico Borghi. Interessati sia a possibili strategie finanziarie in corso per mettere le mani su banche o assicurazioni italiane, con particolare riferimento alla scalata di Del Vecchio a Mediobanca; sia alla questione dell'alleggerimento del portafoglio Btp annunciato da Unicredit. In ogni caso Mustier ha negato che esista un piano francese per l'Italia. Gli interessi di una grande banca - è il concetto base ribadito da Unicredit - corrispondono a quelli dei suoi azionisti in termini di redditività e creazione di valore. Nessun progetto in comune con Del Vecchio, che opera autonomamente, per interessi suoi, pur avendo comprato un pacchetto di azioni Mediobanca proprio da Unicredit.
Ciò non ha comunque impedito a Unicredit di chiedere di essere ascoltato proprio dall'Antitrust nel corso del procedimento Intesa-Ubi. Un'operazione che non piace a Mustier, preoccupato dalla crescita su mercato di Intesa a scapito di un possibile terzo polo, di cui Ubi può essere il perno. Che poi questo perno possa portare il rafforzamento di qualche altra banca francese in Italia (si è fatto il nome di Credit Agricole) non ha trovato alcuna conferma.
Quanto poi al terzo polo, la reazione del mercato all'ok della Bce sembra favorevole all'Ops di Intesa: entrambi i titoli sono saliti bene in Borsa: Intesa dell'1,7% a 1,8 euro e Ubi dell'1,8% a 3,02 euro, sostanzialmente in linea con il concambio offerto (17 Intesa per 10 Ubi).
Mentre gli analisti di Equita (che è tra i consulenti di Intesa per l'Ops) sottolineano che «al momento, qualsiasi altra operazione straordinaria possa molto difficilmente offrire agli azionisti Ubi gli stessi ritorni nell'immediato, a parità di profilo di rischio, dell'Ops, oltre che prospettive di crescita degli utili e di sviluppo comparabili».
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