
Via vai di carteggi in partenza da Milano e Trieste nella strenua difesa delle posizioni per impedire il concretizzarsi del riassetto degli equilibri di potere in due crocevia nevralgici quali Mediobanca e Generali. Dando seguito alla modalità catenaccio contro l'offensiva lanciata due mesi fa da Mps, la merchant bank guidata da Alberto Nagel ha deciso di rivolgersi anche alla Bce, a cui spetta la vigilanza sulle grandi banche europee, segnalando il timore che i suoi due maggiori azionisti possano aver stretto un patto occulto per prendere il controllo dell'istituto e di altre istituzioni finanziarie chiave, date le loro partecipazioni incrociate in Mps e nelle Generali. Stando a quanto riferito dal Financial Times, Mediobanca avrebbe scritto a Francoforte palesando il timore che Delfin in possesso di una partecipazione di quasi il 20% in Mediobanca e Caltagirone che invece detiene circa il 7,6% si siano alleati per prendere il controllo di alcune delle principali istituzioni finanziarie italiane. In particolare, stando a quanto sostiene l'istituto milanese, i due investitori - che insieme detengono direttamente il 16% di Generali - sarebbero di fatto vicini al controllo della compagnia triestina con un'influenza complessiva sul 29% del capitale se l'Opa ostile del Monte dei Paschi andasse in porto. Piazzetta Cuccia avrebbe espresso alla Bce particolari «preoccupazioni di governance riguardo all'influenza eccessiva che gli investitori potrebbero ottenere dalla catena di investimenti collegati», riferisce il quotidiano finanziario londinese. Una tesi supportata citando alcuni comportamenti uniformi di Caltagirone e Delfin nel voto nelle assemblee di Mediobanca.
La normativa europea prevede l'obbligo di notifica alla stessa Bce da parte degli investitori che intendono aumentare la loro partecipazione in un istituto di credito oltre determinate soglie, pena il congelamento dei diritti di voto in caso di mancata comunicazione. Da ambienti vicini a Delfin e Caltagirone si rigetta l'ipotesi di un'azione coordinata e si pone l'accento sul fatto che in un periodo denso di offerte ostili, le autorità di regolamentazione ricevono numerose segnalazioni e al momento le stesse autorità non hanno intrapreso azioni concrete legate a queste segnalazioni.
Non solo Bce. La partita si gioca su più campi e Nagel è andato a bussare anche alla Consob sempre per chiedere di accertare l'esistenza di un patto occulto tra Caltagirone e Delfin. In manovra, come detto, anche la stessa Generali, che tra poche settimane vedrà i propri azionisti votare per il rinnovo del consiglio di amministrazione, con tre liste concorrenti e l'esito finale non affatto scontato. Il Leone di Trieste ha fatto una segnalazione a Ivass e Consob sul concerto che legherebbe i suoi azionisti Caltagirone e Delfin nella partita che non riguarda solo il maggiore gruppo assicurativo italiano. Dagli ambienti finanziari si apprende che quella fatta all'authority è una semplice segnalazione e non un esposto. Pertanto, non implica l'obbligo per le due autorità di intervenire.
In vista dell'assemblea del 24 aprile, nelle Generali il campo si è fatto affollato. Dietro a Mediobanca che controlla il 13,1%, c'è Delfin poco sotto il 10% e che aspetta le ultime autorizzazioni per avere la facoltà di arrampicarsi fino al 20%, Caltagirone è sopra al 7% e Unicredit ha costruito in questi mesi una posizione del 5% circa (ma si pensa a una partecipazione assai più robusta) e il suo voto potrebbe essere decisivo.
In qualità di primo socio Mediobanca ha presentato la lista di maggioranza, puntando sulla conferma dell'ad Philippe Donnet. Ma la lista di minoranza VM 2006 presentata da Caltagirone potrebbe ottenere un numero di seggi pari a quello della maggioranza nel caso la terza lista (quella di Assogestioni) strapperà un seggio.
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