Nuove rivalutazioni sulle pensioni: come cambiano gli assegni

Il governo verso una rivalutazione piena sugli assegni delle pensioni che vanno dai 1500 ai 2000 euro. Le novità: ecco tutte le cifre

Nuove rivalutazioni sulle pensioni: come cambiano gli assegni

Il governo prepara la "mancia" sulle pensioni. Dopo lo scippo col blocco delle rivalutazioni sopra i 1500 euro, di fatto i giallorossi sono pronti a riconoscere la piena indicizzazione a tutte le pensioni fino a 2000 euro. E di fatto secondo le trattative in corso tra il Mef e palazzo Chigi l'aumento dovrebbe arrivare anche dopo l'incontro tra governo e sindacati. Proprio le sigle sindacali hanno discusso con il ministro del Lavoro Cataldo e il ministro del Tesoro, Gualtieri, dell'adeguamento degli assegni al costo della vita. Di fatto con la rivalutazione piena al 100 per cento andranno a cambiare tutti gli importi che vanno dai 1522 euro lordi a i 2030 lordi. Con i "ritocchi" del precedente governo per le pensioni superiori a 3 volte il minimo e inferiori a 4 la rivalutazione sarà del 97%, del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, del 52% tra 5 volte e 6 volte il minimo, del 47% oltre 6 volte, del 45 oltre 8 volte e solo del 40% oltre 9 volte il minimo. L'Inps nei mesi scorsi ha provveduto a recuperare le somme indebitamente erogate con rivalutazione piena pagate da gennaio a marzo. A far scattare il prelievo sono state le tempistiche dell'approvazione dell'ultima manovra, quella per il 2019. La legge di Bilancio ha visto la luce negli ultimi due giorni di gennaio e di fatto l'Inps non ha avuto il tempo di adeguare le cifre degli assegni facendo così scattare una rivalutazione più alta. Adesso, se l'intenzione dell'esecutivo venisse confermata, allora si tornerebbe più o meno alel cifre degli assegni di gennaio scorso. Va ricordato che l'adeguamento degli assegni fino a 2000 neuro passerà da una perequazione al 97 per cento a una al 100 per cento. La differenza di incasso sul rateo sarà minima. Restano però ridotte le rivalutazioni per gli assegni superiori a 2000 euro. Infatti per gli assegni oltre 4 e fino a 5 volte il minimo, l’indice di perequazione è del 77% e l’aumento è pari al 0,85%, per i ratei oltre 5 e fino a 6 volte il minimo, l’indice di perequazione è del 52% e l’aumento è del 0,57%, per i trattamenti oltre 6 e fino a 8 volte il minimo, l’indice di perequazione è del 47% e l’aumento è del 0,52%, per le pensioni oltre 8 e fino a 9 volte il minimo, l’indice di perequazione è del 45% e l’aumento è del 0,50%. Infine per trattamenti oltre 9 volte il minimo, l’indice di perequazione è del 40% e l’aumento è del 0,44%. Insomma la mossa del governo ha il sapore delle briciole. Il resto dei pensionati che incassano un assegno superiore a 2000 euro dovranno fare i conti con una rivalutazione al ribasso.

E su questo fronte dà battaglia l'avvocato Celeste Collovati di Dirittissimo (inforicorsipensioni@gmail.com) in prima linea nella difesa dei diritti dei pensionati: "Ricordo come la Corte abbia affermato l’illegittimità delle norme di decurtazione della pensione nel caso di reiterazione delle medesime (Sentenza n. 250 del 2017). E le norme approvate con la Legge di Bilancio per il 2019 reiterano precedenti norme sui tagli.

In definitiva, si tratta di norme che non solo violano il principio costituzionale di certezza del diritto, in quanto incidono su diritti acquisiti sui quali i cittadini fanno legittimamente affidamento, ma violano manifestamente proprio il divieto di reiterazione sancito dalla Corte Costituzionale, nonché la tutela dell’integrità della pensione, costituzionalmente tutelata".

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