La battaglia per il controllo di Telecom Italia (e della sua rete), il salvataggio di Carige e, fuori dal listino di Piazza Affari, quello di Alitalia. L'anno che termina oggi lascia almeno tre dossier roventi sul tavolo del governo e delle Autority di settore.
In Tim la resa dei conti è in agenda il 14 gennaio, quando il cda tornerà ad affrontare la richiesta di Vivendi di convocare l'assemblea dei soci. Il fronte francese vuole rimuovere 5 consiglieri in quota al fondo Usa Elliott, così da riprendere il controllo del gruppo tlc. Nel mirino di Vivendi, che è prima socia di Tim con il 24% circa, è finito anche il presidente Fulvio Conti, mentre l'ad Luigi Gubitosi potrebbe essere confermato. Il punto di maggior attrito tra il gruppo di Vincent Bolloré e il fondo di Paul Singer, cui fa capo l'8,8% di Tim ma che potrebbe salire al 10%, è lo scorporo della rete. Una infrastruttura che il governo Lega-Cinquestelle vorrebbe integrata con quella di Open Fiber, la società comune tre la Enel di Francesco Starace e la Cassa Depositi e Prestiti. Che, a sua volta, è entrata nel libro soci di Tim, schierandosi con Elliott.
Sul tavolo dell'esecutivo giace poi irrisolto il caso Alitalia, ora sorretta dal prolungamento del prestito ponte già finito sotto la lente della Commissioni Ue per presunti aiuti di Stato: si cerca un cavaliere industriale, forse Delta, che possa porre fine alla gestione commissariale del vettore italiano nell'ambito di un articolato piano di salvataggio-statalizzazione, imperniato sulle Ferrovie dello Stato.
All'attenzione della Vigilanza europea, di Bankitalia e di Consob - per un eventuale obbligo di Opa a carico della famiglia Malacalza - c'è invece il caso Carige, il cui aumento di capitale è in stallo come conseguenza dell'astensione in assemblea appunto del suo principale azionista Vittorio Malacalza (27% circa tramite la Malacalza Investimenti).
Dopo la missione a Francoforte da un lato del presidente Pietro Modiano e dell'ad Fabio Innocenzi, dall'altro dei Malacalza, l'attesa nelle sale operative è che sia convocata una nuova assemblea a fine febbraio, così da procedere al più presto con la ricapitalizzazione da 400 milioni concordata con la Ue: Carige, dopo violenti strappi in entrambe le direzioni, capitalizza ormai poco più di 80 milioni. L'alternativa, dopo il bond convertibile sottoscritto dal Fondo interbancario, è il salvataggio di sistema.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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