Nessuna rivalutazione dei montanti contributivi delle pensioni per il 2021. Gli effetti della Pandemia di Covid-19 del 2020 con il lockdown ed il "blocco" quasi totale dell'economia italiana hanno fatto registrare un livello del Pil dell'anno passato estremamente negativo e che sta avendo effetti sul sistema delle pensioni il cui tasso annuo di capitalizzazione per la rivalutazione dei montanti contributivi torna a essere negativo.
Come riportato dalla nota dell'Istat , richiamata anche dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali: "Il tasso medio annuo composto di variazione del prodotto interno lordo nominale, nei cinque anni precedenti il 2021, risulta pari a -0,000215 e, pertanto, il coefficiente di rivalutazione è pari a 0,999785. Si sottolinea che il coefficiente di rivalutazione risulta inferiore all’unità, a causa della dinamica negativa del PIL nominale nel periodo considerato".
Non è la prima volta che accade; già nel 2014, difatti, l'indice di rivalutazione dei montanti era risultato negativo costringendo il governo ad intervenire con il decreto legge 65/2015 che stabiliva, comunque, che anche in presenza di tasso negativo questo non poteva essere inferiore ad 1 venendo poi recuperato nelle successive rivalutazioni. Secondo quanto previsto dall'articolo 5 comma 1 del DL numero 65 del 2015, difatti, scatta la clausola di salvaguardia che fa salire il valore all’unità.
L'utilizzo del coefficiente pari a 1 è necessario per non penalizzare i montanti contributivi già rivalutati che altrimenti verrebbero decurtati in relazione all'andamento negativo dell'economia.
Calcolatrice alla mano, la rivalutazione ferma significa che le pensioni con decorrenza successiva al primo gennaio 2022, con montanti contributivi accumulati fino al 31 dicembre 2020, non avranno rivalutazioni. Mentre a partire da gennaio 2022 dovrebbero scattare gli aumenti grazie agli effetti positivi sul tema pensioni della ripresa economica e del Pil di questi ultimi mesi.
Come dichiarato dall'esperto in un precedente articolo de IlGiornale.It: "Nel 2021 le pensioni non sono state rivalutate perché l’inflazione prevista in via provvisoria per il 2020 era negativa. Nel 2022, si presume salirà anche perché il tasso del costo della vita sarà al 1,5%. La quantificazione dell’aumento come rivalutazione dipende dal metodo che il governo deciderà di seguire per la perequazione".
Dal 2022, invece, circa 22 milioni di italiani dovrebbero beneficiare
dell’aggiornamento dell’assegno pensionistico che costerà circa quattro miliardi di euro sulle casse dell’Inps e sulle altre casse previdenziali che dovranno egualmente provvedere alla rivalutazione degli assegni previdenziali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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