In pensione 4 anni prima: cosa può succedere a gennaio

Lo spinoso tema delle pensioni agita la maggioranza. Ipotesi di un Fondo per lasciare il lavoro con 4 anni di anticipo. Si discute di anche di un’Ape sociale stabilizzata ed allargata

In pensione 4 anni prima: cosa può succedere a gennaio

Quello delle pensioni è un capitolo complicato che il governo dovrà affrontare in vista dell'approvazione definitiva della legge di Stabilità. Uno dei punti principali riguarda Quota 100, il pensionamento anticipato con 62 anni di età e 38 di contributo e bandiera della Lega. Il tema, anche per questo motivo, avrà anche risvolti strettamente politici. Dal primo gennaio, se non ci saranno correzioni, si tornerà alla legge Fornero. E ciò ai leghisti non farà particolarmente piacere.

Ma probabilmente dovranno ingoiare il rospo in quanto l’esecutivo si sarebbe impegnato con la Commissione europea, nell’ambito dei negoziati per il Pnrr, a non rinnovare la misura. Se così sarà non si può escludere qualche nuova turbolenza all’interno dell’ampia maggioranza che sostiene il governo Draghi.

Per evitare tensioni che potrebbero ostacolare il cammino del governo, spiega il Messaggero, sia i tecnici del Tesoro che quelli di Palazzo Chigi avevano preso in considerazione di intervenire in maniera soft. In altre parole, si era ipotizzato una stabilizzazione fino al 2026 dell'Ape sociale, l'indennità pagata dall'Inps mensilmente per 12 mesi a cui si può accedere all'età di 63 anni e avendo maturato 30 o 36 anni di contributi a seconda delle categorie.

Ci sarebbero anche altre categoria che potrebbero beneficiare di tale provvedimento: tra questi i disoccupati che hanno esaurito gli altri sussidi o i lavoratori invalidi o quelli che assistono parenti disabili. O, ancora, quelli appartenenti a 15 particolari categorie tra cui figurano gli operai dell'edilizia, gli infermieri e gli addetti alle pulizie. L’Ape sociale non solo verrebbe stabilizzata ma sarebbe anche allargata in base a tre indicatori: la frequenza degli infortuni sul lavoro per ogni categoria, la gravità degli infortuni e la gravità delle malattie professionali. Ma le novità non si esaurirebbero qui. Perché sulla base degli indicatori appena citati sarebbe stato deciso di abbassare i contributi necessari alla categoria degli operai edili per accedere alla misura da 36 anni a 30 anni.

Il tema delle pensioni non si esaurisce con l’Ape sociale. Sul tavolo ci sarebbe anche una seconda misura: la costituzione di un Fondo nazionale per il prepensionamento. Il piano, già delineato dalla Lega, secondo fonti del Tesoro sarebbe un'ipotesi concreta su cui si potrebbe lavorare. La misura sarebbe temporanea in quanto resterebbe in vigore solo per tre anni, dal 2022 al 2024. Il meccanismo sarebbe il seguente: il fondo erogherebbe una prestazione pari alla pensione calcolata con gli stessi criteri di Quota 100 fino a quando il lavoratore non maturerà i requisiti necessari per essere preso in carico dell'Inps.

Il punto più spinoso riguarda la modalità con cui si potrà uscire. Su questo si starebbe ragionando con la Lega che spinge per replicare i parametri di Quota 100. Non si esclude, però, che le soglie possano essere alzate a quota 102. Il fondo comunque potrebbe già debuttare a gennaio 2022 con l'uscita di scena di Quota 100 il 31 dicembre 2021.

Sulle pensioni vi è, poi, anche un terzo fattore. Si tratta di Opzione donna, la possibilità per le lavoratrici di andare in pensione a 58 anni e con 35 anni di contributi per le dipendenti e a 59 anni (e sempre 35 di contributi) per le autonome.

Tutto questo solo se verrà accettato il ricalcolo con il sistema contributivo dell'assegno pensionistico. Le penalizzazioni potrebbero arrivare anche a oltre il 20%. Ma tutto è in divenire. Ora spetta ai partiti di maggioranza trovare un accordo.

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