Crolla il prezzo del petrolio nei mercati Usa. È la prima volta nella storia

Il Wti crolla sotto zero: che succede in borsa col greggio Usa?

Crolla il prezzo del petrolio nei mercati Usa. È la prima volta nella storia

Scenario senza precedenti nel mercato del greggio Wti, che per la prima volta nella storia ha virato coi prezzi in territorio negativo nell'odierna seduta borsistica statunitense. Il Wti, già crollato notevolmente nei giorni successivi all'accordo sui tagli della produzione tra Russia, Stati Uniti e Paesi Opec, ha perso oltre il 190% del suo valore e, attorno alle 21 italiane, era quotato a -16 dollari al barile sui mercati finanziari.

Confrontando i tabulati sul sito Oil Price si nota come questa anomalia riguardi esclusivamente il greggio West Texas Intermediate, anche noto come Texas Light Sweet. Estratto nello Stato dalla stella solitaria, il Wti è assieme al Brent, proveniente dai pozzi del Mare del Nord, il greggio maggiormente utilizzato come benchmark nel prezzo del petrolio su scala globale. I due tipi di greggio sono scelti come punto di riferimento per gli scambi in quanto funzionali allo sfruttamento, molto ben congeniali alla lavorazione industriale e alla trasformazione in prodotti finiti per le proprietà chimiche che detengono. Brent e Wti sono greggi densi, con una quantità di zolfo ridotta che riduce i costi della raffinazione, adatti allo stoccaggio e sui quali l'impatto di costi extra sul prodotto finito è grossomodo ininfluente.

La fase attuale è quella che nel mercato del greggio si chiama contango: il Wti sconta l'accumulazione di scommesse a breve periodo sui mercati finanziari riguardanti un possibile calo della domanda nel mese di maggio, a cui dovrebbero far seguito prospettive di ripresa maggiore dall'estate in avanti. Bisogna infatti ricordare che a crollare è il prezzo finanziario del greggio, ovvero il valore dei contratti spot in via di realizzazione.

Sul Wti si sta sviluppando un'ampia scommessa da quando, come ha rilevato l'analista Sissi Bellomo su Il Sole 24 Ore, US Oil Fund, uno dei maggiori attori protagonisti nel mercato del Wti, ha avviato una scommessa ribassista aprendo posizioni di vendita per maggio che deprimono i prezzi in borsa: "Lo US Oil Fund – meglio conosciuto dai trader come USO, dal ticker con cui è quotato – era già il più grande Etf sul petrolio del mondo. Ma oggi è diventato davvero gigantesco, al punto da controllare un quarto delle posizioni aperte sul Wti: un dominio senza precedenti, benché favorito dalla ridotta liquidità sul mercato".

Il prezzo del greggio su tutti gli indicatori, resta basso: il Brent anemico a 26 dollari al barile, l'Ural russo attorno ai 23, il greggio saudita appena sotto i 22. Su tutti aleggiano le scarse prospettive di una pronta ripresa della domanda per la crisi del coronavirus. Ma solo il Wti ha conosciuto una caduta libera senza precedenti, perefftoo della perturbazione del mercato legata alla manovra ribassista del fondo (che controlla un quarto delle posizioni in prima persone e influisce sulle rimanenti) in una fase di bassissima liquidità del mercato del greggio Usa. La messa a repentaglio dalla commerciabilità del Wti a causa bassa capacità di stoccaggio esistente per un tipo di petrolio i cui consumi saranno sempre più ridotti fa il resto.

I depositi e le riserve piene dei maggiori Paesi lasciano intravedere dunque un lungo periodo di difficile commerciabilità per il greggio texano. Brutte notizie in arrivo per il settore petrolifero statunitense, divenuto il compound energetico con la maggior produzione di greggio al mondo: i produttori di shale oil a stelle e strisce richiedono alti prezzi per restare competitivi sul mercato.

Un'analisi del centro studi Osservatorio Globalizzazione ha calcolato in almeno 55 dollari al barile il prezzo di competitività dei produttori statunitensi. In attesa che le scommesse ribassiste si esauriscano, Washington dovrà tenere duro. Mentre per il settore dell'oro nero le prospettive di ripresa si fanno sempre più incerte.

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