Piazza Affari è sempre più orientata, in proporzione, alla trazione borsistica delle piccole e medie imprese, mentre sempre più grandi società di capitali scoprono invece la via del de-listing. Questo il trend che si è verificato negli ultimi mesi in un 2022 complesso in cui Piazza Affari ha, come il resto d'Europa, segnato il passo, lasciato sul terreno perdite considerevoli, vista esaurirsi la bolla di crescita del biennio precedente. Piazza Affari ha perso il 20% della sua capitalizzazione a partire da un livello che a fine 2021 era arrivato a toccare 757 miliardi di euro in virtù della fisiologica decrescita dei listini, ma la questione più importante da sottolineare sono gli addizionali 47 miliardi di euro di valore borsistico svaniti per scelta di società che hanno deciso di ritirarsi da Piazza Affari.
Il caso più recente è stato quello del titolo dell'Associazione Sportiva Roma, che il 25 luglio scorso ha completato il delisting, dopo che la famiglia Friedkin ha completato la riacquisizione delle quote dell'azionariato diffuso lasciate fluttuare sul mercato; Autogrill ha scelto di uscire per poter completare la fusione con Dufry e creare il polo europeo della ristorazione autostradale; Cerved è uscita da Piazza Affari per tornare non quotata dopo aver incorporato il fondo Castor; e in prospettiva si staglia la maxi-operazione di delisting di Atlantia pensata dalla famiglia Benetton in asse con Blackstone dopo che sulla holding della famiglia veneta si è stagliata l'ombra della scalata del magnate spagnolo e presidente del Real Madrid Florentino Perez.
C'è un'Italia di società prestigiose e consolidate che vede i suoi destini fuori dalla Borsa; chiaramente, per motivazioni diverse. La Roma ha scelto l'uscita dai titoli azionari per consolidare il suo assetto proprietario e gli investimenti; Atlantia, dopo l'uscita da Autostrade per l'Italia, torna strutturalmente a conduzione famigliare; Cerved tutela la privacy e la riservatezza del suo business nel settore della consulenza e del recupero crediti.
"La fuga dalla Borsa non è certo un fenomeno nuovo. Negli ultimi 20 anni le ammissioni a Piazza Affari sono state 448, mentre i delisting sono stati 336, di cui ben 268 sul listino principale, che ne ha guadagnate solo 185", nota La Nazione. In un contesto in cui " il Ministero dell'Economia ha un piede - direttamente o indirettamente - in 8 società tra le 20 più ricche del listino Ftse Mib", non è un caso che "Piazza Affari valga meno della metà del Pil nazionale, contro il 62% della Borsa tedesca, il 128% di quella francese e il 143% di quella olandese". Ma l'uscita di numerose big dal mercato azionario non va guardato, a prescindere, come un messaggio fonte di sfiducia.
Piazza Affari sta conoscendo infatti una graduale riconversione verso la crescita del settore delle Piccole e medie imprese quotate da quando la borsa di Milano è stata incorporata in Euronext e, soprattutto, sta prendendo piede il settore del private equity nazionale. Il 2021, ha ricordato Il Sole 24 Ore, è stato l'anno record per i nuovi sbarchi in borsa, 49 in tutto l'anno solare. Cinque debutti sono avvenuti sul listino principale (Philogen, Seco, The Italian Sea Group, Intercos e Ariston Holding), mentre in 44 hanno scelto Euronext Growth Milan, il tassello legato proprio all'ingresso in borsa delle piccole e medie imprese. L'ingresso in Euronext di Piazza Affari può sdoganare le economie di scala e di filiera per far crescere, su scala italiana ed europea, piccole e medie imprese che, col lavoro pioneristico di attori come Azimut o Tamburi Investment Partners, stanno grazie al private equity e alla graduale apertura al mercato lottando contro la debolezza congenita del sistema-Italia, la sottocapitalizzazione delle imprese.
Simone Filippetti ne I signori del futuro individua nell'apertura al mercato e nel connubio tra economia reale e borsa la via per permettere alle imprese di rompere il circolo vizioso dell'economia italiana e risolvere i suoi problemi strutturali: "La riluttanza ad aprirsi a investitori esterni, la mania del controllo, feticcio del capitalismo italiano", la natura di sistema "fondato sulle relazioni e non sul mercato" possono essere scardinate da questi processi. L'ingresso del piccolo gigante dei chip della Brianza, Technoprobe, in Borsa nelle scorse settimane è un esempio di come la Borsa italiana possa aprirsi al futuro anche in tempi difficili. Per società mature che lasciano, ce ne sono altre sempre più dinamiche che emergono. La forza del sistema dovrà essere quella di garantire a tutte la capacità di creare lavoro, investimenti, ingressi di capitale produttivo valorizzando il tessuto produttivo del sistema-Paese. Se si dà un fine, Piazza Affari può essere vincente.
E più dei trend sui capitali in uscita, che riflettono un dato globale, è sul futuro dei nuovi entranti, i campioni di domani, che si giocherà la struttura di Piazza Affari come grande listino europeo nel prossimo futuro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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