Senza voler essere troppo ottimisti, quel calo dello 0,4% subìto dal Pil nel primo trimestre (-1,4% in termini tendenziali) ha tutta l'aria di una vecchia foto ingiallita. È un «come eravamo», il ritratto di un'Italia ai titoli di coda della pandemia. Vero: si tratta di un'altra contrazione dopo la teoria di segni meno affastellati durante l'intero 2020, un anno tragico sotto ogni punto di vista; ma nulla di paragonabile al passo da infartuato che ancora aveva scandito l'ultimo quarto dello scorso anno (un terrificante -6,5% su base annuale). Tenuto conto che sarà l'andamento della campagna vaccinale e la capacità di evitare una quarta ondata di contagi di massa a determinare la consistenza della recovery, aver contenuto l'emorragia significa aver gettato le fondamenta su cui ricostruire. Soprattutto se, in modo sollecito, arriveranno i quattrini del Recovery Fund.
Per quanto il motore economico sia ancora grippato, un paio di elementi fanno del resto ben sperare in un pronto recupero. Il primo: mentre all'appello mancano ancora l'apporto del versante internazionale e del settore terziario a causa delle restrizioni, la domanda interna ha offerto un contributo positivo alla ricchezza nazionale, segno di una ritrovata vitalità che appare, peraltro, piuttosto sorprendente se si considerano gli alti livelli di disoccupazione e di cassa integrazione. Il secondo: fra gennaio e marzo, l'Italia non ha fatto peggio dell'Europa. Anzi, ha decisamente limitato i danni. Dello score recessivo della Germania (calo dell'1,7% congiunturale, ma Berlino veniva da un 2020 decisamente meno negativo) è meglio non gioire più di tanto, visto che abbiamo assoluta urgenza di ricominciare a fare business con i tedeschi. Però ci siamo comportati un po' meglio dell'intera eurozona (-0,6%).
Se l'Istat dà già per acquisita una crescita quest'anno dell'1,9%, la Confindustria intravede per l'economia tricolore la risalita dalla crisi e afferma sicura che il mondo è già ripartito e il Pil più vicino al rimbalzo. Grazie ai parziali allentamenti delle misure restrittive disposti questo mese nel nostro Paese, sarà possibile centrare nel secondo trimestre l'obiettivo di un piccolo segno positivo del Pil.
Per un rimbalzo di maggiore consistenza viale dell'Astronomia rimanda al terzo trimestre grazie al crescere delle vaccinazioni, pur mantenendo una nota di prudenza data dai residui rischi al ribasso che potrebbero tuttavia essere cancellati grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, da cui arriverà un aiuto alla ripresa già nella seconda metà del 2021. Di recente, l'associazione degli industriali ha leggermente ritoccato al ribasso la stima di crescita per quest'anno al 4,1%, che rimane al di sopra della previsione di Bankitalia (+4%) , inferiore al 4,2% del Fondo monetario internazionale e, in particolare, al 4,5% prospettato dal governo.
Le avvisaglie di ripresa sono intanto accompagnate da un aumento dell'inflazione, cresciuta in aprile a livello europeo all'1,6% dall'1,3% di marzo. È un fenomeno che riguarda anche l'Italia, dove i prezzi sono saliti all'1,1% (da 0,8%), ma soprattutto la Germania (2,1%). Proprio a causa dell'andamento del carovita, la Bundesbank è da tempo in pressing sulla Bce affinché cominci a preparare la ritirata graduale dagli aiuti.
Finora, spalleggiata dalle colombe dell'Eurotower, Christine Lagarde ha tenuto duro, ribadendo che le tensioni sui prezzi sono legate a fattori transitori. Ma se i rincari di molte materie prime (dal grano al rame) dovessero perdurare, le discussioni sul tema diventeranno roventi a Francoforte.
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