Il governo come è noto si appresta a tagliare la soglia del contante. Il tetto per l'uso del cash infatti si abbasserà da 3000 euro a 2000 euro da luglio e potrebbe arrivare a 1000 euro nel 2022. Sarebbe l'ennesimo cambio delle regole nell'arco degli ultimi 20 anni. L'ultima volta era accaduto con Renzi che aveva innalzato la sogli agli attuali 3000. E così sull'uso dei contanti è meglio chiarirsi le idee. Il movimento di denaro per gli acquisti e per le spese è il primo indicatore che il Fisco tiene sotto controllo. Un elemento che serve alle Entrate per portare avanti le verifiche fiscali che incrociano i dati di transazioni, prelievi, versamenti con i redditi dichiarati.
Su questo fronte una recente sentenza della cassazione va a chiarire le procedure sugli accertamenti fiscali legati ai versamenti e ai prelievi dal conto corrente. Infatti secondo la Suprema Corte ai fini degli accertamenti e delle contestazioni fiscali vanno monitorati solo i prelievi e i versamenti sul conto da parte degli imprenditori. Per quanto riguarda gli altri contribuenti invece vanno monitorati solo i versamenti e non i prelievi. Insomma il prelievo dal conto diventa un elemento in grado di innescare il Fisco solo per accertamenti sul reddito di impresa. E proprio per chi ha un'azienda, come ricorda Italia Oggi, scatta la presunzione di ricavi non dichiarati con prelievi superiori a mille euro al giorno e fino a 5mila euro al mese. E qui interviene appunto la Cassazione che segnala una netta differenza tra imprenditori e altri contribuenti.
Per i titolari d'impresa un prelievo può scatenare la morsa del Fisco, mentre per tutti gli altri viene tenuto conto solo del versamento. Una differenza non da poco è che meglio tenere a mente per evitare le trappole degli accertamenti che spesso possono portare a pesanti sanzioni per i contribuenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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