Rcs, svolta in via Solferino Rotelli vicepresidente Corriere

Al via il nuovo cda, ma senza un capo azienda. Della Valle: "È una frittata mal fatta. Il patto? Non esiste più"

Rcs, svolta in via Solferino Rotelli vicepresidente Corriere

Il nuovo corso del «Corriere della Sera» nasce sotto il segno di Diego Della Valle e Giuseppe Rotelli. Entrambi fuori dal patto di sindacato che riunisce il 58% del capitale di Rcs, ma entrambi protagonisti assoluti all’assemblea dei soci di ieri. Il primo, patron della Tod’s, azionista con il 5,4%, è stato un fiume in piena, scatenato contro l’attuale assetto del gruppo e contro chi ne ha curato la regia: Mediobanca e Fiat in primis; il secondo, imprenditore della sanità privata, dopo anni di anticamera e forte di una quota che sta per raggiungere il 16,5%, è stato nominato vicepresidente.

I due marciano su binari paralleli: Della Valle in aperta polemica con il capitalismo di relazione già dall’anno scorso, quando nel cda delle Generali si scagliò contro Cesare Geronzi fino alle sue dimissioni, punta a comprare titoli e a far saltare il patto; il secondo, ben più riservato, non parla e non svela. Ma se da un lato ha appena rilevato il pacchetto del 5,2% dei Toti, dall’altro è ora considerato vicino al padre nobile del patto stesso, il presidente di Intesa Giovanni Bazoli. Se le due strade siano destinate a incrociarsi non è dunque dato a capirsi, al momento. Di certo rappresentano due opzioni che, di qui al 2013 - anche in conseguenza a quanto succederà nella vita politica del Paese della quale il «Corriere» è parte integrante -, avranno modo di prendere forma compiuta. Non è perciò un caso che Della Valle si sia ieri augurato che «nessuno cerchi di dare fastidio alla gestione del Corriere», di cui i giornalisti e il direttore non sono mai stati liberi come ora: hanno la sicurezza di poter fare il loro mestiere perché gli interlocutori sono vari e non più compattabili in un sistema come una volta».

Quindi la temperatura è già alta. A partire dalle tante stilettate di Della Valle. Sulla mancata nomina dell’ad: «Il completamento di una frittata cucinata male»; sulla presunta regia di Mediobanca e Fiat per Rcs: «La Rizzoli non è una sala giochi dove uno si diverte e si fa venire delle idee estemporanee»; sul prossimo ad: «ci vogliono manager bravi, con una visione internazionale, che vogliano essere apprezzati per il lavoro fatto e non per il bacio della pantofola»; sul futuro del patto di sindacato: «Ho assistito nell’ultimo patto a un malumore forte anche di persone che per quieto vivere non lo dicono ed eviteranno di dirlo per un po’. Di fatto il patto non c’è più»; sulle sue intenzioni future: «Ci prepariamo ad accrescere la nostra quota». Parole che hanno fatto impennare i pochi titoli quotati ancora disponibili per gli scambi in Borsa (10, massimo 15% del capitale).

Quindi per ora la scelta dell’ad che subentrerà ad Antonello Perricone, da ieri fuori dal gruppo è stata rinviata. Se ne occuperà il nuovo cda. L’ad verrà deciso «entro brevissimo tempo» ha spiegato il presidente uscente Piergaetano Marchetti (che resta in cda). E secondo quanto si apprende da fonti finanziarie è possibile che la nomina arrivi entro la fine della prossima settimana, in un duello tra due manager, uno dei quali sarebbe Pietro Scott Jovane, oggi ad di Microsoft Italia.

Nell’attesa, al vice direttore generale Riccardo Stilli vanno le funzioni vicarie della direzione generale per la gestione ordinaria. Come previsto, l’assemblea ha nominato Angelo Provasoli presidente e, oltre a Rotelli, Roland Berger (consigliere indipendente, ma indicato dal patto) come secondo vice.

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