Banca Generali si prepara al fine anno con un'ottima trimestrale. Tanto che suo ad Gian Maria Mossa ha annunciato stime riviste al rialzo: alla fine questo 2020 chiuderà meglio del previsto?
«Nel dicembre 2018 abbiamo presentato il piano triennale. Siamo avanti in quasi tutte le voci e in linea come sviluppo di dimensioni; stiamo solo soffrendo un po' sulle commissioni legate agli asset che hanno risentito della volatilità di marzo. Ma confermiamo tutti i target 2019-21 e abbiamo alzato l'obiettivo di raccolta per il 2020 a 5,5 miliardi».
Non è così per tutti, nel risparmio gestito.
«Ci sono modelli di business diversi. Noi siamo rivolti a clientela affluent e private e andiamo molto bene. Mentre chi è più frammentato e nel segmento retail subisce di più la crisi».
In Italia ci sono 1.700 miliardi in liquidità. Come si possono intercettare?
«Banca Generali ha il 70% delle masse da clienti con oltre 500 mila euro di risparmio. La liquidità sui conti è un nodo da sbrigliare per favorire gli investimenti, ma nel nostro ambito cerchiamo di guadagnare quote di mercato nel private. È un bacino che vale più di mille miliardi e noi ne gestiamo quasi il 5%. Nel 2013 gestivamo 11 miliardi di clientela private, oggi quattro volte tanto; e all'epoca avevamo solo 25 miliardi di masse, oggi oltre 70. E cresceremo ancora, lo spazio non manca».
È in corso un consolidamento. Vale anche per voi?
«Bisogna distinguere: il modello di banca tradizionale è diventato difficile, con tassi bassi ed economia in forte contrazione. Condizioni che richiedono più massa critica e innovazione. Ma in questo quadro i banker d'esperienza cercano le migliori opportunità e i clienti segmentano la propria domanda: tutto spinge verso chi offre consulenza finanziaria. Si pensi che persino in questo 2020 cresciamo del 15% circa di raccolta. Siamo il terzo player di private banking, dietro a Intesa e Unicredit».
Potreste essere voi a comprare?
«Una qualche boutique? Può essere, ma solo a determinate condizioni, devono avere senso».
Qualcuno pensa a voi. Si è saputo di Mediobanca.
«È lusinghiero vedere che brand così importanti abbiano manifestato attenzione nei nostri confronti. Di sicuro siamo molto soddisfatti del nostro percorso, gestiamo 2.050 liberi professionisti che vedono nell'indipendenza della banca un punto di forza, e siamo felici di avere un'azionista e un brand come Generali di grandissimo valore e con cui c'è molta collaborazione».
Temete il fintech?
«Il digitale è inevitabile, ma il fintech vince solo con alti volumi e poco valore aggiunto. Diverso è il caso della gestione di grandi portafogli: se usi tecnologia e consulenti per temi qualificanti, rafforzi le relazione col cliente».
Tutti vogliono sapere fin dove arriveranno le Borse. C'è una bolla nell'azionario?
«In questi mesi sono cambiati i paradigmi, in primis il differente approccio delle banche centrali verso l'inflazione; poi i governi, mai così espansivi per puntare a crescita e piena occupazione.
Tutto ciò spinge verso più debiti e su multipli diversi le azioni, mentre assumono più interesse gli asset reali. Restiamo positivi nel medio termine, ma sempre con l'aiuto di un banker al proprio fianco. Senza esagerare, se no ci si fa male».
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