"Una bomba sociale": è il rischio, paventato dal presidente dell'Inps Tito Boeri, che potrebbe portare con sé la riforma delle pensioni. Come spiega Quifinanza, la falla risiede nell'estensione erga omnes del sistema contributivo in combinazione con lo spostamento in avanti dell'età pensionabile e degli anni contributivi necessari.
A differenza del vecchio metodo retributivo, adesso il calcolo si basa non sulla retribuzione media dell'ultimo quinquennio e dell'ultimo decennio ma sulla contribuzione effettivamente versata durante la vita lavorativa, rivalutata tramite alcuni coefficienti. E questo passaggio penalizzerà molti pensionati.
Quelli che soffriranno di meno sono coloro che rientrano nel sistema retributivo fino al 2011, ossia 18 anni di contributi al 31/12/1995. Chi alla stessa data non aveva ancora maturato i 18 anni di contributi rientra nel "metodo misto" (retributivo fino al 1995, poi contributivo). I più giovani e chi è entrato più tardi nel mondo del lavoro verranno invece danneggiati.
Un esempio? Un lavoratore autonomo di 61 anni godrà di una pensione compresa tra 595 e 978 euro lordi al mese.Un modo per migliorare la situazione ci sarebbe e sarebbe quello di optare su pensioni "personalizzate" e integrative oppure di destinare il Tfr ai fondi pensione.
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