La riforma-Popolari diventa un affare

Renzi spiana la strada alla trasformazione in spa e la Borsa vola. Ecco la controffensiva delle coop

La riforma-Popolari diventa un affare

Il governo Renzi non solo costringe le prime dieci banche popolari a diventare società per azioni, ma predispone da subito tutti gli «attrezzi» perché il sistema sia scardinato, imponendo regole più semplici, abbassando i quorum in assemblea e aumentando le deleghe di voto. Dettagli in apparenza figli della fredda finanza, ma che, per esempio, avrebbero potuto cambiare la storia della Bipiemme sotto la presidenza di Andrea Bonomi, che si era visto bocciare sia la trasformazione in spa sia l'introduzione del voto a distanza.

Senza contare che Bankitalia potrà usare la forza con le eventuali riottose, potrà sanzionarle o spingere la Bce a revocare l'autorizzazione ad operare, cioè farle abbassare la serranda. Piazza Affari lo sa bene e, mentre gli analisti provavano a indovinare gli incastri del consolidamento, ha fatto un all-inn sul comparto: PopolareEtruria (+27,28%), Popolare Sondrio (+11,2%), Creval (+10,9%), Banco Popolare (+9,8%), Bpm (+3,6%), Bper (+3,2%) e Ubi (+3%).

I Signori del credito cooperativo però studiano la contromossa: oggi pomeriggio intorno alle 16 è prevista una riunione dei decani dei dieci gruppi coinvolti, che si terrà a Milano a latere del patto di consultazione dell'Istituto centrale delle banche popolari chiamato a valutare l'offerta fatta pervenire dal fondo Permira. La linea difensiva punta a ottenere più tempo prima del grande salto verso la spa (si dice 24 mesi contro i 18 del decreto) e salvare il concetto di mutua, con un modello «ibrido» che valorizzi il Cds. Secondo alcuni legali il provvedimento di Renzi, ubbidisce agli ordini della Bce, sarebbe impugnabile perché non se ne ravvisa l'«urgenza». Le due banche bocciate agli stress test sono Mps e Carige, entrambe spa. La prima potrebbe finire nel piatto di Ubi, risolvendo così un problema al Pd senese, l'altra a Bipiemme. In ogni caso Mediobanca securities hanno calcolato che il consolidamento del settore produrrebbe potenziali sinergie dal 20 al 35% o anche il 45% nel caso di un nuovo moloch del credito.

Torniamo alle mutate regole di governance: il decreto legge abbassa la maggioranza necessaria in assemblea per l'ok alla spa: alla seconda votazione sono sufficienti i «due terzi dei voti, qualunque sia il numero dei presenti. Mentre le deleghe passano da un minimo di 10 a un massimo di 20. La Vigilanza può inoltre limitare il diritto al rimborso ai soci dissenzienti che chiedono il recesso «anche in deroga» alla legge se questo sarà necessario per tutalare il patrimonio della banca. Agli stessi fini, Palazzo Koch può limitare il diritto al rimborso degli altri strumenti di capitale emessi. La mossa del governo è «razionale» e «si sarebbe già dovuta fare da tanto tempo», attacca Roberto Mazzotta ex presidente di Bpm.

Infine un siparietto: lunedì, appena le popolari sono scattate in Borsa, il vicepresidente di Bper Alberto Marri e il presidente del collegio sindacale del Creval Angelo Garavaglia,sono corsi a vendere azioni. Non il massino nè in termini di eleganza nè di guadagno personale.

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