La ripresa c'è, si sta consolidando e il 2021 potrebbe chiudersi col Pil al +6%. Ma il numero costante di contagi e i prezzi (dovuti alla scarsità) delle materie prime rimangono "fattori di incertezza". È questa la fotografia della situazione economica italiana scattata dal Centro Studi di Confindustria (Csc).
Già i dati pubblicati ieri dall'Istat certificano il rilancio della produzione industriale. Oggi il Csc amplia la prospettiva favorevole al resto dell'economia nazionale: "Dopo il forte rimbalzo del secondo trimestre (+ 2,7%) - si legge nella congiuntura flash di settembre - nel terzo trimestre i principali indicatori stanno tenendo, nonostante gli effetti della scarsità di alcune materie prime e semilavorati e la ripresa dei contagi. Rimane molta incertezza per il quarto trimestre, legata al proseguimento dell'epidemia". Il fattore Covid, dunque, non è ancora quantificabile, anche perché è impossibile valutare con precisione gli effetti che la riapertura di scuole e uffici e l'arrivo della stagione invernale avranno sull'andamento dei contagi.
Dai dati pubblicati dall'associazione degli industriali emerge intanto una prospettiva interessante: a trascinare la crescita del Pil non è più l'industria, che aveva guidato la prima ripresa e ora cede il passo al settore dei servizi: "L'industria, principale motore finora, sta gradualmente passando il testimone ai servizi nel trainare la crescita. Gli indici Pmi mostrano una frenata nell'industria negli ultimi tre mesi (60,9 in agosto da 62,3 a maggio) e una accelerazione nei servizi (58,0 da 53,1). Ciò avviene, in parte, perchè inizia a pesare anche in Italia la scarsità di alcuni input produttivi, che già preoccupava da alcuni mesi. La produzione industriale è cresciuta nel secondo trimestre un pò meno che nel primo (+1,2% vs +1,5%) e il terzo trimestre è partito a ritmo minore: in luglio si è avuto un +0,8% e la variazione acquisita per il trimestre è +0,9%; in agosto poi le attese su produzione e ordini sono calate". È necessario tenere a mente che la situazione sul fronte sanitario inciderà sull'andamento del settore dei servizi e, di conseguenza, dei consumi.
Anche il lavoro, come la situazione economica, è in recupero: "L'occupazione a tempo determinato ha segnato un recupero totale già in primavera, grazie a una risalita iniziata a metà 2020 e intensificatasi nell'anno in corso. A luglio gli occupati temporanei stimati dall'Istat erano quasi 100 mila in più rispetto a gennaio 2020.
D'altronde la componente temporanea dell'occupazione è sempre quella più reattiva al ciclo economico, sia in caduta (-352 mila unità a maggio 2020) sia in ripresa (+136 mila fino a ottobre 2020, sostanzialmente piatta nei mesi successivi, quando l'attività era di nuovo fiacca, per poi impennarsi da marzo 2021 in parallelo al rimbalzo del Pil)".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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