Risalgono le vendite anche in Italia. Ma è un mezzo bluff

Mercato dell'auto, i dati di settembre. A spingere sono gli sconti dei costruttori. Recupera Fiat

Risalgono le vendite anche in Italia. Ma è un mezzo bluff

In Italia, a settembre, le immatricolazioni di auto sono cresciute del 3,3%. Il segno più torna, dunque, dopo il -0,2% di agosto. Interessante, in questo scenario, è l'incremento, per la prima volta nel 2014, della quota mercato mensile del gruppo Fiat: al 27,7% dal 27,4% del 2013. La crescita dei marchi del Lingotto (+4,3%), tra l'altro, è stata superiore a quella del mercato nel suo complesso. Nel suo commento mensile, il Centro studi Promotor di Gian Primo Quagliano mette in relazione il dato di settembre anche con gli investimenti pubblicitari e le forti campagne promozionali adottate dai costruttori. Si registra, dunque, una reazione agli stimoli e, altro aspetto non negativo, è che in settembre è diminuito il ricorso alle vetture vendute come «chilometri zero».

«Domanda e offerta indicano una volontà di risveglio - osserva Quagliano - ma ciò non muta ancora il quadro del mercato italiano che resta pienamente insoddisfacente. L'Italia è l'unico Paese in cui le vendite di vetture sono ancora schiacciate sui livelli infimi raggiunti al culmine della crisi iniziata nel 2007, mentre il mercato è già ripartito persino negli altri Paesi della zona euro massacrati dall'austerity: il mercato spagnolo cresce del 16,4%, quello greco del 21,4%, quello portoghese del 35,7% e quello di Cipro del 16,8%». Guardando ai volumi, tuttavia, «è più difficile parlare di ripresa - aggiunge Gian Marco Giorda, direttore dell'Anfia (filiera automotive italiana) - visto che sono analoghi a quelli di fine anni '70».

Cauto il giudizio dell'Unrae (importatori), visto che il dato di settembre beneficia di un giorno lavorativo in più. «Il settore - puntualizza il presidente Massimo Nordio - non è alla ricerca di incentivi, ma le famiglie hanno diritto a una mobilità accessibile.

È su questo principio che Unrae ha impostato la propria attività istituzionale, consapevole che le vetture circolanti più vecchie, circa 10 milioni con oltre 13 anni, non entrano in un processo di sostituzione a causa del carico fiscale e dei costi di gestione che gravano pesantemente sulle famiglie che le detengono».

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