Altro che banche, come si sussurra in ambienti della finanza milanese. Nelle ambizioni di Leonardo Maria Del Vecchio, il figlio probabilmente più vicino al fondatore di Luxottica, c'è la costruzione di un polo della ristorazione e del bel vivere che potrebbe a breve comprendere anche la famiglia dei Twiga. Intanto, va segnalato che in tre anni e mezzo, Triple Sea Food - la startup della ristorazione - è diventata un gruppo che conta 275 dipendenti e che a fine anno supererà 20 milioni di ricavi. Pensare che tutto è partito dall'iniziativa di Davide Ciancio, attuale ad, che in periodo Covid si è trovato a passeggiare in Via Fiori Chiari, nel quartiere Brera di Milano, là dove a 15 anni faceva da pierre per le discoteche e organizzava feste per studenti. Succede che si imbatte in un cartello «Cedesi attività» sul portone di un ristorante proprio a fianco del tempio di Vesta, la dea pagana del focolare domestico, che darà il nome al primo ristorante. «Vedo questo immobile e capisco che ha grandi potenzialità - spiega Ciancio al Giornale - allora mi viene in mente di chiamare un vecchio amico, Marco Talarico, conosciuto ai tempi di quando facevo il pierre, e gli sottopongo la mia idea». Talarico è l'ad di Lmdv Capital, il family office di Leonardo Maria che avrebbe deciso di puntare sul settore una parte rilevante dei 500 milioni di dote. «Vedo Leonardo e mi dice: va bene, facciamolo, ma per me non è un gioco». Ciancio si occupa della trattativa con l'ex proprietà giapponese, ma nonostante varie proposte non riesce a chiudere l'affare. A questo punto scende in campo Del Vecchio jr, «mi dice: non preoccuparti, ci penso io. Li incontrò e fece loro un discorso lunghissimo, di almeno 20 minuti, sul perché avrebbero dovuto accettare quella proposta. L'offerta era identica alla mia, ma riuscì a convincerli». Oggi il socio di maggioranza di Triple Sea è Lmdv Capital con il 74,5% del capitale, poi ci sono Ciancio, Talarico, Carlo Ziller ai quali si è affiancato a settembre 1686 Partners, il fondo lanciato da David Wertheimer, figlio dell'imprenditore che guida il gruppo Chanel.
Da cosa nasce cosa, dopo Vesta un ristorante di pesce aperto a settembre 2022 aprono Casa Fiori Chiari (a maggio 2023) e la Trattoria del Ciumbia (a dicembre). «Perché tre ristoranti nella stessa via? Fiori Chiari era un posto frequentato prevalentemente da turisti, il milanese non entrava. Allora abbiamo voluto alzare l'asticella dei locali con tre aperture, senza dimenticare il nostro laboratorio, dove lavoriamo il pesce, facciamo pasticceria e sforniamo il pane fresco». Casa Fiori Chiari fa cucina italiana generalista, «il ristorante per tutti i giorni, lo abbiamo inaugurato durante il Salone del Mobile facendo 780 coperti in un giorno, penso sia un record». Mentre «la Trattoria del Ciumbia è un ristorante di cucina milanese, proprio ciò che mancava in Fiori Chiari». Sono tutti ristoranti dove si può mangiare tutto il giorno, dal pranzo all'aperitivo. E anche i conti tornano: «Abbiamo una marginalità intorno al 15%. Sia Marco che Leonardo sono molto coinvolti nell'attività. Il primo è appassionato di ristorazione ed è stato proprio lui a spingermi su questa strada. Leonardo Maria è invece un vulcano di idee: ogni sera mi telefona, al termine della sua giornata di lavoro in EssiLux, e a volte ci vediamo nel suo ufficio o nei ristoranti. Quando proviamo i menu sembra di essere a Masterchef». Da EssiLux si è portato la cultura del benessere per i dipendenti: «Quando abbiamo aperto, Leonardo mi ha spinto a non avere paura di assumere. Così abbiamo potuto partire già con uno staff importante. Per i nostri dipendenti stabili c'è un'assicurazione sanitaria, una cosa non banale per il settore. Il nostro orgoglio è che chi viene qui, difficilmente se ne va».
Un anno fa la decisione di uscire da Milano. «Abbiamo pensato di aprire ristoranti là dove i nostri clienti vanno in vacanza: così a giugno abbiamo aperto a Marina di Pietrasanta, dove abbiamo anche uno stabilimento balneare. E poi a Paraggi, vicino a Portofino, dove il nostro ristorante è a fianco a Le Carillon griffato Dolce&Gabbana». A proposito di ampliamenti, corre voce che la Lmdv di Del Vecchio abbia messo nel mirino il Twiga di Flavio Briatore: «Di questo non so niente», sorride Ciancio. Del resto, aggiunge, «ci arrivano proposte di acquisizione di locali tutti i giorni, per questo non escludiamo aperture in altre città». Ora c'è l'idea di portare il format all'estero: «Mai dire mai - continua Ciancio - ma non penso che ciò avverrà nel 2025».
Meglio prima la montagna: «Stiamo cercando la location giusta, ci piacerebbe anche per dare la possibilità ai nostri ragazzi che lavorano nei locali al mare di rimanere in squadra tutto l'anno». Dai ristoranti agli stabilimenti balneari, nel mirino c'è anche l'hotellerie: «Sì, potrebbe rientrare nei piani». A giudicare da come finora è cresciuto il progetto, non ci sarà da aspettare molto.
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