L'incantesimo Nvidia si è rotto. A Wall Street la sirena di allerta rosso sul titolo del re dei chip per l'intelligenza artificiale è risuonata almeno tre volte in meno di un mese. L'ultimo passo falso è stato il tonfo fragoroso di quasi il 10% di martedì che corrisponde con il calo giornaliero più profondo di sempre in termini di valore di mercato per una singola società statunitense. Quasi 280 miliardi di dollari di capitalizzazione andati in fumo, quattro volte il valore dell'intera Enel. Nel giro di cinque sedute sono volati via circa 460 miliardi di market cap a seguito di una trimestrale in forte crescita ma accolta con una pioggia di vendite tra aspettative tr-oppe alte e dubbi sui ricavi dei prossimi chip grafici Blackwell. «Nonostante le rassicurazioni del management, i recenti problemi tecnici hanno creato molti timori sull'effettiva produzione e distribuzione dei chip nel quarto trimestre», rammenta Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia.
Ad accrescere il nervosismo degli investitori è arrivata la citazione in giudizio da parte del Dipartimento americano di Giustizia all'interno di un'indagine su possibili limitazioni alla concorrenza. In particolare, si vuole capire se l'azienda ostacoli i clienti che vorrebbero cambiare fornitore. Le accuse antitrust fanno parte della vita quotidiana di tutte le aziende Big Tech. «Vanno e vengono senza arrecare troppi danni al potenziale di crescita poiché molti di loro sono monopoli naturali e altri beneficiano naturalmente delle loro posizioni dominanti sul mercato», rimarca Ipek Ozkardeskaya, analista senior di Swissquote.
Per la società divenuta simbolo dell'euforia da intelligenza artificiale ogni scricchiolio si traduce in sudore freddo per l'intero settore dei semiconduttori e va a incidere sull'intero listino di Wall Street visto il peso specifico che Nvidia ha all'interno degli indici S&P 500 e Nasdaq. Se nella prima metà dell'anno il bicchiere era tutto pieno, con il boom fino a +170% che aveva determinato un terzo dei guadagni dell'S&P 500, adesso prevale l'effetto boomerang. L'elevata volatilità di Nvidia - sostanzialmente tripla rispetto a quella di un pari taglia quale Microsoft - rappresenta un elemento di potenziale instabilità nei portafogli d'investimento. Ogni volta che Nvidia inciampa in Borsa torna lo spettro dello scoppio di una bolla AI anche se i risultati trimestrali diffusi il 28 agosto hanno confermato la capacità della società di Santa Clara di sfornare utili crescenti (17 miliardi in tre mesi) che invece erano stati l'anello mancante di società simbolo della bolla dot-com quali Cisco. Michael Cembalest, chairman of market and investment strategy di JPMorgan, pur sottolineando l'assenza di somiglianze con i leader della bolla internet, vede un unico grande punto interrogativo.
Quando i grandi clienti di Nvidia vedranno materializzarsi i guadagni dalle centinaia di miliardi che stanno spendendo per le unità di elaborazione grafica (Gpu)? Se le varie Google e Amazon non vedranno i frutti dei loro investimenti monstre il rischio è che la domanda di chip per l'AI si sgonfi. Lo scenario peggiore è un replay di quanto successo non molto tempo fa con il rapido sgonfiarsi della voglia di metaverso che spinse Meta e altre «sorelle» a ingenti investimenti infruttuosi.
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