"Ci vuole stabilità politica". Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni continua a scommettere su Enrico Letta e le larghe intese per scrivere la legge di stabilità da portare in Europa. Il braccio di ferro sulle coperture per evitare l'aumento dell'aliquota Iva e sulle misure per contenere il rapporto tra deficit e pil, che è andato ben oltre la soglia del 3% stabilita dagli euroburocrati di Bruxelles, ha fatto saltare il Consiglio dei ministri di venerdì scorso. "Con l’attuale legge elettorale avremmo un parlamento impallato - minaccia il viceministro Stefano Fassina - questo succederebbe con 200-300 punti di spread in più rispetto ad oggi e con la Troika a fare la legge di stabilità al posto nostro". Una vera e propria minaccia per allontanare le elezioni anticipate e mettere il governo in naftalina fino a nuovo ordine. Tanto da far brigare il Pd per trovare una manciata di transfughi, dissidenti e voltagabbana affinché mantengano in vita l'esecutivo.
"I mercati terranno conto di tanti aspetti, compresa la congiuntura economica in chiaro miglioramento. I mercati sanno che il risanamento dei nostri conti pubblici è stato fatto. In questi mesi, pur con molta volatilità, ce lo hanno anche riconosciuto e io mi auguro che da lunedì questa fiducia venga confermata", spiega il ministro dell’Economia assicurando, in una intervista al Sole 24Ore, che l’incertezza legata all’instabilità politica "è stata già in gran parte scontata nelle settimane passate". Il blitz di venerdì scorso che ha fatto saltare l'intesa in Consiglio dei ministri. Il pacchetto della manovrina di fine anno era, infatti, già pronto. Ma il Partito democratico ha voluto stoppare l'abolizione dell'aumento della tassa sui consumi in risposta alle dimissioni di massa dei parlamentari del Pdl. "La scelta di rinviare è stata determinata dall’incertezza politica - afferma Saccomanni - non era opportuno approvare una serie di impegni di quell’importanza se poi non c’era un chiaro sostegno da parte della maggioranza". La legge di stabilità, però, è un atto obbligatorio. E deve essere scritta entro il 15 ottobre. Il titolare dell'Economia sa molto bene che, anche nel caso in cui l'esecutivo dovesse cadere, il documento dovrà essere steso ugualmente. "Aspettiamo di vedere l’evolversi del quadro politico, ma non c’è nessuna ragione per cui non la possa fare questo governo anche, eventualmente, da dimissionario", continua spiegando che la crisi politica "è certamente peggio" dell’aumento dell’Iva. In realtà, quando venerdì scorso, in Consiglio dei ministri, ha illustrato le coperture economiche per rinviare l'aumento, Saccomanni non ha fatto altro che stilare una lunga lista di nuovi balzelli e tagli di spesa. "Le forze politiche devono essere consapevoli che vanno fatte delle scelte e devono assumersene la responsabilità". Per Saccomanni e i suoi, però, è fondamentale che Letta resti al suo posto, non gli importa se verrà ancora sostenuto dal Pdl. Per Fassina ci sono parlamentari "oltre i confini del Pd e di Scelta civica che non si vogliono assumere la responsabilità di portare l’Italia nel caos". Dopo l'investitura di quattro senatori a vita di area democratica al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano basterebbe un pugno di transfughi del Pdl e di dissidenti grillini per garantire a Letta di andare avanti. Già di parla di Letta bis.
Intervistato dal Fatto Quotidiano, il viceministro all'Economia assicura che sia nel Pdl e sia nel Movimento 5 Stelle ci sarebbero diversi parlamentari pronti a staccarsi. "Berlusconi ha pugnalato alle spalle il governo Letta, accelerando la crisi per motivi esclusivamente personali, ma soprattutto ha pugnalato alle spalle il Paese, creando le condizioni per un disastro economico - è il ragionamento dell'esponente piddì - rischiamo di pagare un conto salato sul fronte dei mercati finanziari". Come l'allora premier Mario Monti aveva governato sullo spauracchio della crisi del debito pubblico e dei rischi connessi a un elevato spread tra Btp e Bund tedeschi, così Fassina prova a far leva sulla stabilità politica a tutti i costi per non perdere il treno della ripresa economica. "Il ricorso alle urne sarebbe deleterio - spiega il viceministro - con l’attuale legge elettorale avremmo un Parlamento impallato e questo succederebbe con 200-300 punti di spread in più rispetto ad oggi e con la Troika a fare la legge di stabilità al posto nostro". In realtà, come ha fatto notare anche il presidente della Bce Mario Draghi, il caos politico non cambia lo scenario economico del sistema Italia. Tanto che ieri il numero uno dell'Eurotower ha smentito categoricamente i rumor su un eventuale downgrade di Standard & Poor's.
Non a caso lo spettro della Troika (l'intervento congiunto di Fondo Monetario internazionale, Bce e Unione europea a commissariare il Paese) viene evocato da quell'area politica che punta a tenere in vita il governo Letta. A guadagnarci sarebbe, in primis, proprio il Partito democratico che, in questo modo, riuscirebbe a mascherare le molteplici divisioni interne sostenendo un altro esecutivo non votato dagli italiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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