Sale la passione delle Big per i piani di buyback. E Lvmh punta 1,5 miliardi

Da Stellantis a Eni, da Unicredit a Intesa, ecco chi ha deciso di ricomprare le sue azioni

Sale la passione delle Big per i piani di buyback. E Lvmh punta 1,5 miliardi

La moda del buyback è ormai diffusa anche in Europa. Ieri, il colosso francese del lusso Lvmh ha avviato un piano di riacquisto di azioni proprie per un importo massimo di 1,5 miliardi di euro. Il periodo di riacquisto, ha annunciato la società nella nota, andrà fino al 20 luglio e «le azioni così riacquistate vengono considerate annullate». La società guidata dal presidente e Ceo, Bernard Arnault, è quotata sulla Borsa di Parigi, ma anche a Piazza Affari molte big del listino hanno utilizzato questo strumento.

L'ultima a varare un buyback è stata Stellantis, che in corrispondenza alla pubblicazione dei conti per il 2022 ha annunciato un'operazione da 1,5 miliardi di euro da concludere entro fine anno.

«Normalmente si ricorre a questo strumento quando si ritiene che il prezzo delle azioni sia sottostimato rispetto al valore che il titolo può esprimere nel medio lungo periodo», spiega Antonio Tognoli, responsabile delle macro analisi di Cfo Sim. «Inoltre, può essere un modo per invogliare gli azionisti ad acquistare il titolo con la prospettiva di un dividendo che negli anni successivi sarà più elevato, perché gli utili verrebbero distribuiti su meno azioni». Infatti, spesso, le società destinano una quota degli utili per il riacquisto di azioni proprie che poi annullano, diminuendo le azioni in circolazione: questo sostiene il titolo e dà vantaggi in termini di cedole.

Il buyback, però, può essere utile anche in ottica acquisizioni, se si cercano operazioni carta contro carta. Il gioco sarebbe utilizzarle una volta che il titolo ha recuperato terreno. La pratica è particolarmente diffusa nelle grandi aziende, motivo per cui è considerato uno strumento più diffuso a Wall Street, dove è più facile trovare società a più elevata capitalizzazione.

Ci sono diverse big a Piazza Affari, però, che hanno annunciato importanti piani di buyback per quest'anno. Il più grande è quello di Unicredit, che ha chiuso il 2022 con un maxi utile da 5,2 miliardi e ha avviato un piano di riacquisto di azioni proprie da 3,34 miliardi, soggetto all'approvazione delle Autorità di Vigilanza. La prima tranche sarebbe di 2,34 miliardi e partirebbe subito dopo l'approvazione dell'assemblea del 31 marzo. La seconda, da 1 miliardo, avrebbe luogo nella seconda parte del 2023. La competitor Intesa Sanpaolo, invece, dallo scorso 13 febbraio ha avviato la sua seconda tranche di riacquisto di azioni da 1,7 miliardi per una durata massima di tre mesi.

Cambiando settore, anche Eni, nell'ambito del nuovo piano 2023-2026, ha annunciato il riacquisto di sue azioni per un importo intorno ai 2,2 miliardi estendibile fino a 3,5 miliardi, che partirebbe in seguito all'approvazione dell'assemblea dei soci in calendario il 10 maggio. Anche Amplifon pensa di proporre ai soci un nuovo riacquisto non superiore al 10% del capitale sociale.

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