Di certo c'è che bisogna salvare posti di lavoro. E per farlo si sta facendo l'impossibile. Lo sa bene, in Veneto, anche il gruppo De Rigo, con due aziende che hanno iniziato a fare squadra contro la pandemia: la De Rigo Vision fa occhiali, la De Rigo Refrigeration fa frigoriferi. Cosa mai possono fare insieme? Se una ha meno ordini, meno lavoro, presta 10 dipendenti all'altra.
Il progetto è stato avviato in via sperimentale, doveva durare un mese, ma di fatto è stato prorogato per altri 30 giorni fino al 2 aprile. La De Rigo Vision è a Longarone e conta 800 dipendenti, l'altra è a Sedico, a tre quarti d'ora di auto, e ne ha 300. L'azienda che produce occhiali durante la pandemia ha subito unna perdita del 25% del fatturato, mentre l'altra ha avuto un aumento di produzione.
Dinanzi alla richiesta del mercato, alcuni dipendenti del settore occhialeria, su base volontaria, sono stati impiegati nella refrigerazione, mantenendo la stessa retribuzione e il posto di lavoro. «Abbiamo avuto un aumento di commesse per la refrigerazione, i supermercati stanno lavorando di più spiega al Giornale, l'ad del gruppo De Rigo, Michele Aracri e abbiamo ricevuto richieste per i frigoriferi che serviranno a contenere i vaccini. Il settore dell'occhialeria invece sta soffrendo tantissimo, la gente non pensa più agli occhiali da sole; anche se, col fatto che ora tutti hanno gli occhi puntati su schermi e tablet sono aumentati i clienti per quelli da vista. Solo con questa sinergia abbiamo potuto salvare posti di lavoro». In questo caso il gruppo De Rigo ha due realtà, ora comunicanti tra di loro. Che si può fare per replicare un modello di questo tipo? «Si possono creare sinergie tra aziende di tipo diverso, serve uno spirito di flessibilità commenta Aracri ma così facendo il posto di lavoro viene preservato».
A spiegarci il processo è Giampietro Gregnanin, segretario sindacati Uiltec Uil Veneto. «Tecnicamente è stato un distacco. Esiste una normativa del 2004 che, a fronte di un interesse specifico, prevede che alcuni dipendenti possano essere trasferiti, previo accordo, da uno stabilimento a un altro, provvisoriamente e mantenendo i rapporti di lavoro originari. L'intesa ha trovato forte consenso tra i lavoratori, ed è stata fatta una semplice comunicazione obbligatoria, Unilav, modello unificato. Questo apre un percorso che può essere utilizzato da altre aziende. Si potrebbe aprire un'opportunità per governare il trasferimento dei lavoratori fra settori diversi, attraverso politiche attive che, tramite la formazione, non disperdano il capitale umano di un'azienda».
Di concerto con i sindacati, a lavorare sulla questione e studiare modelli di flessibilità ora sono gli Stati Generali dell'Occhialeria, settore che nel bellunese copre l'80% della produzione nazionale con oltre 600 imprese e circa 11.500 lavoratori.
Il tavolo, istituito con l'assessore regionale Elena Donazzan, ancora prima della pandemia, era stato pensato per governare un settore di successo. Ora, spiegano dall'unità di crisi, cercherà nuove soluzioni. E un'idea potrebbe proprio essere questa: flessibilità e osmosi d'impresa.
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