Le prossime tappe del risiko bancario passano anche dalla tornata di trimestrali che ieri ha invaso Piazza Affari. Il clima è elettrico. Nelle conferenze la domanda al management è d'obbligo: prenderà parte al consolidamento?
Sul mercato però è rimasto poco, la prossima tornata passerà da fidanzamenti per cui occorrerà arrivare all'appuntamento al meglio per bilanciare i poteri. Sul mercato si susseguono le ipotesi di gioco delle coppie. Qualche risposta potrebbe arrivare oggi da Carlo Cimbri, l'ad di Unipol e possibile dominus della prossima mano, dopo l'arrocco su Bper (di cui il gruppo finanziario delle cooperative ha in mano il 18,9% del capitale) e il recente blitz su Banca Popolare di Sondrio dove è salito al 9% del capitale. Una mossa lungimirante, non solo perché l'ultima popolare rimasta quotata dovrebbe completare la metamorfosi in spa entro fine anno, ma anche perché l'istituto valtellinese ha evidenziato una semestrale in crescita con gli utili quasi decuplicati a 136,7 milioni dai 14,4 milioni di un anno fa e un indice di patrimonializzazione Cet1 pari al 16,7 per cento. Dati che fanno ritenere al management che sussistano le condizioni per conseguire nel 2021 livelli di redditività superiori rispetto a quelli comunicati (Roe superiore al 5%).
Qualche novità potrebbe arrivare anche sul fronte del Banco Bpm nonostante il clima tra Cimbri e il gruppo meneghino, dopo le avance di qualche mese fa, si sia raffreddato. Ieri Giuseppe Castagna, ad della banca milanese, nel presentare un semestre chiuso con un utile netto di 361 milioni (+243%) su 1,96 miliardi di ricavi (+11%) e un miglioramento della qualità del credito (Npl in calo da 8,7 miliardi di marzo a 7,1 miliari), ha annunciato entro fine ottobre il prossimo piano industriale. E sarà un piano stand alone. Non vediamo opportunità di consolidamento alle porte ma continuiamo a guardarci intorno per capire se c'è un maggior interesse per i nostri stakeholder in qualche transazione ha dichiarato il manager. Da parte sua Piero Luigi Montani, ad di Bper, mercoledì non aveva escluso altre operazioni, oltre all'integrazione degli sportelli Ubi in corso, valutata la convenienza per i nostri azionisti.
Il fatto è che ora che Mps, che ieri ha annunciato di aver chiuso la prima metà del 2021 con un utile netto di 327 milioni (dagli 87 milioni di un anno fa), è stata ufficialmente indirizzata a Unicredit, in vendita non è rimasto molto. Solo Carige per cui il Fondo interbancario di tutela dei depositi, all'80% del capitale, sta cercando un compratore dopo che la Cassa Centrale Banca (all'8%) si è defilata evitando dall'opzione di acquisto. Non sarà facile. L'istituto genovese ha chiuso ieri una semestrale in profondo rosso con una perdita di 49,9 milioni su 203 milioni di ricavi. Risultati che portano il management a non poter puntualmente confermare il target sul 2021 (una perdita da 84 milioni). Montani si è tirato indietro chiaramente dall'operazione, sostenendo che ci sono dei problemi che devono essere risolti.
Quanto, infine, a Credit Agricole Italia, dopo aver archiviato un semestre con un miliardo di proventi (+9,4%) e un utile netto di 211 milioni
(+118%, includendo gli elementi straordinari il netto sale a 562 milioni), l'ad Giampiero Maioli ha ribadito di essere concentrato sull'integrazione del Creval e di non aver necessità di crescere nel retail banking in Italia.
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