Far ripartire il «Tavolo automotive» il 5 dicembre e convocarlo ogni tre mesi per affrontare la complessa transizione ecologica: è l'impegno preso da Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, in occasione del «Festival Città Impresa» di Bergamo. Con lui Alberto Bombassei, presidente emerito di Brembo, che proprio quattro anni fa, tra i primi, aveva lanciato l'allarme sul fatto che, impostata sulla sola mobilità elettrica, la visione green dell'Ue, oltre ai posti di lavoro, avrebbe comportato «l'abbandono della libertà di ricercare, la via più efficace per raggiungere un obiettivo tecnologico e il modo migliore per consentire alle imprese di innovare; ma ora è tempo di guardare avanti».
Per il ministro Urso il nuovo «Tavolo automotive», al via in dicembre, «dovrà essere strategico, non di crisi», allo scopo di verificare con le parti industriali e produttive, quelle sociali e sindacali, «quali sono gli strumenti che dovremmo realizzare in Europa e in Italia per affrontare questa fase significativa della transizione ecologica». Il fatto che Urso abbia citato l'Europa riprende la volontà espressa dal commissario al Mercato Interno e all'Industria, Thierry Breton, di creare un Fondo specifico di sostegno industriale e occupazionale al settore. Ma è anche centrale, secondo Urso, «incentivare e favorire gli investimenti sulle tecnologie che poi ci consentano di realizzare le auto elettriche in Italia, nelle nostre fabbriche».
Roberto Benaglia, segretario generale Fim, che con gli altri sindacati e Federmeccanica ha dato il via a un tavolo congiunto, ritiene essenziale che il piano di Urso «non parta da zero, ma sia gestito con profondità: basta con i giri di opinione, al centro ci dev'essere la consapevolezza che a contare è il tema industriale di una filiera che in Italia sta rischiando». E aggiunge: «Fim, Fiom e Uilm, con Federmeccanica e Anfia, cioè i protagonisti della transizione industriale, per poi allargare a Stellantis che dovrà aggiornarci sui suoi piani: direi di far partire il tavolo con questi soggetti e, in seguito, coinvolgere anche altri. Non basta dire ok al fondo di 8,7 miliardi, da qui al 2030, che sappiamo essere forse non sufficienti per gli incentivi, ma occorre reperire risorse e progettualità, come sottolineato dal nostro documento unitario con Federmeccanica. Il ministero deve acquisire quel documento e svilupparlo grazie a un dialogo stretto e concreto, come avviene in Francia e Germania. Importante, poi, è la stabilità del governo, mentre giudico positiva la proposta di Breton sul Fondo europeo automotive. Ma Palazzo Chigi deve iniziare a tracciare un Patto per l'automotive che guardi ai nuovi posti di lavoro da creare in Italia». Gianmarco Giorda, direttore di Anfia (filiera italiana automotive): «È un bene la riattivazione del tavolo, ma occorrono riunioni più snelle rispetto alla cinquantina di realtà presenti in passato». «Importante è pure la cadenza trimestrale annunciata dal ministro - commenta Giorda - al fine di porre obiettivi anche a breve. Domanda, infrastrutture e strumenti di politica industriale: questi i punti da affrontare, investendo sia il governo sia l'Ue.
La proposta del commissario Breton di un Fondo straordinario? Va nella giusta direzione, ma dev'essere molto flessibile per non incappare nei lacci e lacciuoli, come avviene per gli 8,7 miliardi delle risorse italiane chiamate a rispettare le regole sugli aiuti di Stato».
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