L’inflazione anno su anno, a maggio, è stata calcolata al 6,8% ed è salita di un ulteriore 1,2% durante il mese di giugno. Questi numeri, stimati dall’Istat, dicono che rispetto a un anno fa l’inflazione è salita dell’8%.
Sempre secondo l’Istituto nazionale di statistica (Istat), ad aprile, il fatturato dell’industria italiana è salito del 2,7% arrivando a + 22% di un anno prima. Tuttavia le ore di cassaintegrazione a maggio sono aumentate, dato che stride con l’aumento della produzione.
Nel frattempo, il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha tagliato le stime di crescita dell’Italia, rivedendo quindi al ribasso il Pil.
Il quadro è questo: l’inflazione sale, la produzione industriale anche ma il Pil e l’occupazione frenano. Difficile orientarsi in un contesto simile mentre i prezzi dei prodotti sugli scaffali salgono.
Come provare a risparmiare
Le catene di supermercati che vendono prodotti con il proprio marchio (non facciamo pubblicità ma ognuno ne conosce diverse) stanno annunciando di volere comprimere i prezzi di vendita, in alcuni casi anche fino al 50%. Salvo il fatto che occorre sempre controllare le quantità di prodotto a cui i prezzi sono riferiti, scegliere prodotti con il marchio del supermercato che li distribuisce tende a coincidere con un risparmio.
Un altro consiglio per la spesa alimentare: le tecniche di marketing fanno leva anche sulla psiche dei consumatori e la risposta migliore è di natura pratica: fare la spesa ogni giorno induce a comprare lo stretto necessario senza mettere nel carrello prodotti di cui possiamo fare a meno (sfizi esclusi, perché uno ogni tanto occorrebbe concederselo, certo, se si può). La “praticità” dovrebbe diventare un mantra almeno mentre facciamo acquisti: pensare al menù, andando al supermercato con in tasca la cifra necessaria a comprare ciò che ci siamo prefissi di comprare, dovrebbe evitare di fare spese eccessive.
Quello dell’inflazione è un concetto fumoso, perché esprime un valore medio. Ci sono prodotti i cui prezzi crescono anche a doppia cifra percentuale e altri i cui prezzi lievitano meno. Al cliente finale, più che il valore medio dell’inflazione, dovrebbe interessare l’aumento dei prezzi dei prodotti che è solito consumare.
Poi, coi prezzi dei carburanti che salgono, oltre a scegliere il distributore coi prezzi più vantaggiosi vale la pena organizzarsi, magari tra colleghi per fare, almeno in parte, il tragitto casa-lavoro usando meno vetture possibili, facendo a turno o dividendo le spese. Il trasporto pubblico, laddove possibile, è una valida alternativa all’uso dei mezzi privati. Poco flessibile e poco comodo ma più economico.
La logica della condivisione dei mezzi di trasporto con parenti e conoscenti può avere un senso anche per le attività svolte nel tempo libero. Meglio rivederle nella forma che doverle limitare in modo brusco o eliminarle del tutto.
Oltre al prezzo dei carburanti, gravano sui budget famigliari anche i costi dell’energia elettrica. La stagione calda spinge a usare i condizionatori e questo ci porta a due considerazioni. Rinunciare a qualche grado centigrado di fresco per consumare meno o ripiegare sui ventilatori. Un condizionatore può arrivare a consumare in media 600 watt a dipendenza della categoria energetica.
Un ventilatore, in media, consuma 50 watt. Dodici volte in meno e si può fare anche di meglio usando quelli da tavolo che consumano tra i 15 e i 25 watt. Risparmiare si può, a patto che si scenda a compromessi con le proprie abitudini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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