«Se la produzione di auto non dovesse aumentare, gli incentivi dei prossimi anni saranno diretti diversamente, in gran parte a sostenere gli investimenti produttivi della filiera dell'automotive del nostro Paese. Questa è una delle condizioni che abbiamo posto al tavolo con Stellantis». Così Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy, proprio nel giorno in cui il sindacato Fim-Cisl ha presentato i dati semestrali della produzione di Stellantis in Italia. La situazione è sempre più preoccupante e senza un'inversione, al momento molto lontana, Urso metterà in atto il suo piano.
Il calo produttivo di automobili nei primi 6 mesi è stato del 35,9% (185.510 unità rispetto alle 291.110 del 2023 e alle 306.601 del 2019, l'anno pre pandemia). Comprendendo i veicoli commerciali (+2% nel semestre a 117mila) la riduzione totale delle produzioni diventa del 25%, ma sempre molto distante sul totale dell'anno precedente: 405.870 unità contro 302.510)
A questo punto, si prospetta per Stellantis una chiusura d'anno con poco più di 500mila veicoli (furgoni inclusi) usciti dalle fabbriche. Erano 751.384 a fine 2023, 964.533 l'anno in cui è morto Sergio Marchionne (2018 ai tempi di Fca), mentre per trovare i 6 zeri bisogna scendere ancora di un anno, il 2017, con gli impianti in grande spolvero: 1.035.454 veicoli prodotti, il doppio se si guarda all'ipotizzata chiusura del 2024.
Continua lo stato di emergenza a Mirafiori (-63%) con 19.510 auto sfornate, di cui 17.660 Fiat 500 elettriche, e il resto le sportive con il marchio Maserati (1.850 contro le 10mila unità negli anni di punta). Un toccasana è atteso dalla 500 ibrida, trasferita a Torino dalla Polonia, ma bisogna attendere il prossimo anno. A salvarsi dal «rosso» è Pomigliano d'Arco (+3,5%), seppur alle prese con un forte rallentamento e grazie all'immortale Fiat Panda (+20%), mentre perdono quota Alfa Romeo Tonale e il gemello americano Dodge Hornet (-26%). Dato produttivo positivo anche per Atessa (furgoni) con una crescita del 2 per cento.
Male Melfi (-57,6%), Cassino (-38,7%) e Maserati-Modena (da 600 a 160 supercar). E la Gigafactory di Termoli per quale l'investimento stabilito è di oltre 2 miliardi, con 400 milioni di risorse derivanti dal Pnrr? Il lento processo di elettrificazione in Europa e in Italia ha per ora bloccato il progetto - la joint venture Acc tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies - se ne riparlerà a fine anno.
Ferdinando Uliano, segretario generale Fim-Cisl, sollecita prima di tutto l'ad di Stellantis, Carlos Tavares, «affinché anticipi e acceleri le nuove produzioni previste in Italia». Per poi chiedere «un incontro urgente a Palazzo Chigi allo scopo di definire tutti gli impegni necessari per garantire volumi, occupazione e prospettive per il sistema produttivo».
Stellantis, in una nota, replica al sindacato Fim-Cisl, ribadendo «l'ambizione condivisa con il governo di raggiungere 1 milione di veicoli prodotti in Italia entro il 2030» e rimarca la necessità «di superare le incertezze dell'elettrificazione e
di una maggiore stabilità della domanda». Su questo, il gruppo automobilistico si dichiara «sempre disponibile a un confronto con tutte le parti coinvolte nell'interesse dell'azienda, dei suoi lavoratori e del territorio».
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