
Sarà l'italiano Antonio Filosa, 51 anni, attuale responsabile del mercato Usa e della Qualità, oppure il francese Maxime Picat, pure 51enne, capo degli Acquisti, a succedere al portoghese Carlos Tavares al volante di Stellantis? Il tempo stringe e la scadenza limite del 30 giugno, fissata dal presidente John Elkann per decidere a chi assegnare il ruolo di ad del gruppo, si avvicina.
Quelli di Filosa e Picat sono i nomi che figurerebbero in pole position, con l'italiano però in leggero vantaggio. Dalla sua giocano, innanzitutto, il miglioramento negli Usa dei rapporti tra Stellantis e le controparti, dopo i contrasti che hanno segnato la gestione Tavares, e le aspettative positive per il mercato più importante. Il fatto, poi, che Elkann gli abbia assegnato il delicato compito di controllo della qualità, su cui il gruppo si è impegnato verso i clienti, è un indubbio segnale di stima e fiducia.
Tra l'altro, secondo indiscrezioni, dei tre soggetti esterni consultati dal presidente Elkann, due avrebbero respinto l'offerta. E l'ipotesi «ponte» con Richard Palmer, ex cfo e attuale super consulente del presidente, come ad per un certo periodo, allo scopo di consentire a Filosa di prendere ancora più forza negli Stati Uniti? Tutto tace e occhi puntati sulla trimestrale del 30 aprile. Nel «toto» ad di Stellantis a dominare, dunque, è il testa a testa Filosa-Picat, con il primo favorito. Resta da capire se una guida operativa italiana sarebbe gradita alla famiglia Peugeot e all'azionista governo francese. Ma vista la gestione industriale di Stellantis del «loro» Tavares, ex ad di Psa...
Da parte sua, il manager napoletano, tra l'altro membro del comitato esecutivo, oltre a ridare forza a Stellantis negli Usa, dove ha già diminuito le scorte di auto nella rete commerciale, rafforzerebbe l'anima italiana del gruppo e del suo principale azionista, la holding Exor.
Proprio Filosa, intanto, nei giorni scorsi ha incontrato nel quartier generale di Auburn Hills una delegazione della neo costituita «Vehicle Valley Piemonte», con a capo l'imprenditrice Monica Mailander, in missione per promuovere l'indotto e le eccellenze automotive della regione in un momento delicato viste le incertezze in tema di dazi.
Diversi i meeting organizzati dalla rappresentanza piemontese con le varie realtà Usa. «In generale, l'approccio positivo che subito è stato notato - commenta Gianmarco Giorda, direttore generale di Anfia, l'Associazione della filiera italiana automotive, che ha fatto parte della delegazione - riguarda l'apertura e la disponibilità delle aziende americane a un approfondimento della conoscenza della componentistica italiana e, nello specifico, piemontese a cui si riconosce una grande capacità innovativa e una grande flessibilità: due qualità importanti per poter alimentare il volume di business con i produttori di veicoli e fornitori di primo livello che operano negli Usa».
Affrontato, ovviamente, dalla delegazione della «Vehicle Valley Piemonte» il nodo dei dazi. «In proposito è stato ricordato - sottolinea Giorda - come la nostra industria ha investito fortemente negli ultimi anni in Nord America ed è pronta a farlo anche nei prossimi mesi guardando alle opportunità commerciali che si potrebbero presentare.
Ma è importante rimarcare che la componentistica italiana esporta negli Stati Uniti per un valore di 1,2 miliardi e veicoli per circa 3 miliardi. A questo punto attendiamo che ci pervenga, dagli Stati Uniti, una lista di componenti e tecnologie di cui le aziende locali necessitano anche per diversificare la base dei fornitori».
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