Il fondo americano Kkr si porta a casa una vittoria e avanza di una casella nel percorso che porta alla rete di Tim. Il cda della società di telecomunicazioni, infatti, ieri ha scelto con voto unanime di concedere un periodo di esclusiva agli americani, dando mandato all'amministratore delegato, Pietro Labriola, «di avviare la negoziazione e arrivare a un'offerta vincolante da presentare nel più breve tempo possibile e comunque non oltre il 30 settembre». Decisivo, al fine di tale scelta, il valore dell'offerta: circa 23 miliardi, di cui due di earn out all'avveramento di alcune condizioni.
«L'offerta presentata da Kkr», si legge sul comunicato, è «risultata preferibile in termini di eseguibilità e relativa tempistica, nonché superiore rispetto all'offerta concorrente». Finisce su un binario morto, invece, la proposta dell'accoppiata Macquarie-Cassa depositi e prestiti (di poco inferiore ai 20 miliardi), con il cda che comunque ringrazia le società «per l'interesse mostrato e la fattiva partecipazione al processo competitivo».
E ora che succede? Ci sarà senz'altro da fare i conti con i malumori di Vivendi. Un portavoce della società, contattato da il Giornale, ha opposto un no comment alla decisione del cda di Tim. Ma da quanto era emerso da un articolo del Financial Times, la media company francese con il 23,7% delle quote di Tim sarebbe fermamente contraria al prolungamento delle trattative con Kkr. Per i francesi l'asset vale 31 miliardi e finora tutti i rilanci, quello di Kkr compreso, sono molto distanti dai desiderata. Inutile quindi perdere altro tempo su questa strada. Una posizione che, per il momento, ha ricompattato il cda di Tim, che ha scelto in modo unanime per l'esclusiva a Kkr.
I due mesi (abbondanti) concessi dal cda di Tim serviranno sì a cercare di migliorare l'offerta di Kkr per Netco (che include anche Fibercop e Sparkle). Ma anche a vedere se si concretizzerà l'alleanza tra gli americani e F2i, il fondo infrastrutturale partecipato da Cdp e guidato da Renato Ravanelli che potrebbe partecipare con una quota tra il 10 e il 15%. Non è finita anche per la stessa Cdp, da Kkr c'è disponibilità ad accoglierla nell'ipotetico consorzio. Ma deve sciogliere i nodi Antitrust che sorgerebbero dalla sua partecipazione al 60% in OpenFiber. La vicenda si potrebbe risolvere scindendo la società e cedendo le aree nere, quelle più profittevoli, a Macquarie (che ha già il 40% di OpenFiber). Ma c'è anche un'altra via: la partecipazione di Cdp in NetCo con una quota esigua, da mero socio finanziario.
Secondo Bloomberg Tim starebbe cercando acquirenti per una quota di minoranza della divisione Enterprise (i servizi Ict per aziende e Pa) per 6 miliardi di euro. Forse un piano B per abbattere il maxi-debito da 30 miliardi.
Ma anche, secondo altre fonti, risorse per espandersi nel settore.Intanto il governo attende, sapendo che la cessione della rete è soggetta a golden power e che potrebbe intervenire se lo ritenesse necessario. Il titolo di Tim ha perso il 2,85% a 0,25 euro.
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