Vivendi scrive, il Mef risponde e accetta l'incontro. Il primo azionista di Tim, il cui parere pesa moltissimo sulla riuscita dello scorporo della rete attraverso la società NetCo, siederà quindi a un tavolo con il governo possibilmente prima che il fondo americano Kkr, e lo stesso Tesoro, presentino la propria offerta al cda del gruppo telefonico. Proposta vincolante che doveva arrivare entro il 30 settembre, anche se il board guidato da Pietro Labriola - su richiesta in arrivo da Kkr - nella riunione di mercoledì prossimo concederà una proroga a metà ottobre. Il ministro Giancarlo Giorgetti (in foto) ha dunque accettato di incontrare i vertici di Vivendi, in un vertice a cui dovrebbero partecipare l'ad del gruppo francese Arnaud de Puyfontaine e probabilmente anche Yannick Bolloré, figlio di Vincent e presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi.
Sul tavolo ci saranno diverse questioni. I francesi, che hanno in mano il 23,7% del capitale, sembrano disposti ad abbassare le loro pretese economiche, finora rimaste a una valutazione della rete pari a 31 miliardi. Ma vorrebbero anche minimizzare i danni di un investimento per il quale sono stati investiti oltre 4 miliardi a un prezzo di 1,07 euro per azione. E quindi un possibile punto d'incontro potrebbe essere che Kkr e il Mef, cui dovrebbe aggiungersi anche il fondo F2i di Renato Ravanelli, riescano a ritoccare l'offerta di un paio di miliardi (quindi a 25 comprensivi di earn out) per avere la rete.
C'è però almeno un altro punto, che riguarda quanti dipendenti rimarranno in carico alla società NetCo e alla ServCo, l'azienda di servizi che rimarrà dopo l'operazione. Nei piani, nella nuova società della rete dovrebbero finire intorno ai 20mila dipendenti sui 40mila totali del gruppo.
L'idea dalle parti di Vivendi, però, sarebbe di snellire il più possibile l'organico della società dei servizi per allinearlo a quello di altri competitor. La sostenibilità della nuova società, infatti, dipende da questo oltre che da un debito molto più gestibile.
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