Tim, ipotesi dimissioni per De Puyfontaine

Presidente in uscita nel cda di oggi. Elliott al 5,7%. E Calenda benedice il fondo

Tim, ipotesi dimissioni per De Puyfontaine

Oggi nel primo pomeriggio, a Roma, l'atteso cda di Telecom esaminerà le questioni aziendali sollevate dal fondo Elliott e le richieste di cambiamento del board (sei membri, tutti quelli vicini al socio di maggioranza Vivendi, da sostituire con sei italiani), integrando così l'ordine del giorno dell'assemblea dei soci del 24 aprile. Ma potrebbe esserci un colpo di scena: le dimissioni del presidente Arnaud De Puyfontaine.

Le indiscrezioni sulla mossa dell'uomo Telecom più vicino al patron di Vivendi, Vincent Bolloré, non sono state commentate dalla società. Ma il senso è chiaro: essendo la richiesta di Elliott mirata a cambiare la governance di Telecom allentando la presa di Vivendi (che detiene il 23,9% del gruppo), le dimissioni del presidente (che è anche uno dei sei della lista) sarebbero un forte segnale di discontinuità, lanciato esattamente nella direzione indicata dall'investitore attivista Usa. L'ipotesi che De Puyfontaine si limiti a rimettere le deleghe resta in piedi, ma le dimissioni sarebbero un segnale molto più forte. Come se Vivendi stessa già preparandosi alla fase due della sua avventura italiana: quella di essere primo socio di Tim, ma sempre più finanziario, nell'attesa di una migliore valorizzazione della sua quota, sulla quale sta perdendo circa 1,5 miliardi. Elliott e i suoi uomini sembrano a questo punto sempre più vicini a entrare nel cda, anche perché Vivendi avrebbe intuito le difficoltà nel vincere la battaglia assembleare. Ma si vedrà. Di sicuro ieri Elliott ha incassato anche ufficialmente la benedizione del «sistema Italia», tramite la dichiarazione di Carlo Calenda, ministro del governo uscente ma comunque uomo e politico emergente: quello del fondo Elliot per Telecom, ha detto, «è un progetto coincidente a quello che noi intendiamo fare per l'interesse pubblico. Ma mi pare che anche Tim fosse orientata in questo senso». Una frase che sembra sancire proprio il nuovo possibile assetto.

E da ieri si conosce la quota di capitale rastrellata da Elliott: è il 5,74% di Telecom Italia in azioni e tramite un «equity swap» con regolamento in contanti, secondo le comunicazioni alla Consob. Al 15 marzo il fondo deteneva il 3,75% in azioni ordinarie attraverso Elliott Associates (0,79%), The Liverpool Ltd Partneship (0,41%), Elliott International Lp (2,55%). Inoltre il fondo ha una posizione «lunga» sull'1,99%, scadenza primo febbraio 2021.

Sulla quota, si è appreso, il governo non intende al momento esercitare il «golden power» (la norma che permette all'esecutivo di condizionare le scelte strategiche del gruppo, a sua volta contestata a Vivendi: e la cosa, vista l'entità della quota, non sorprende di certo.

MZ

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