Tutto procede secondo i piani in Tim, che proprio ieri ha diffuso i dati della prima trimestrale senza il contributo della rete e confermando le promesse fatte al mercato. Il gruppo guidato da Pietro Labriola (nella foto) ha visto scendere sotto 8 miliardi di euro l'indebitamento finanziario netto (di oltre un centinaio di milioni) e mostra una serie non breve di segni più, perfino per la sua tanto vituperata divisione Consumer (quella della telefonia mobile) che ha visto ricavi in lieve aumento (+0,2% sullo stesso periodo di un anno fa) a 4,5 miliardi nei nove mesi. Una dinamica supportata dai ritocchi di prezzo e dall'ottimo andamento di Tim Vision (+23%).
La parte più significativa della torta dei ricavi (cresciuti del 3,4% a 10,7 miliardi, bene anche quelli domestici a 7,4 miliardi +1,8%) è composta dalle due divisioni rampanti: la controllata Tim Brasil ed Enterprise, società dei servizi alle imprese. Ebbene, la prima ha fatturato 3,3 miliardi (+7,1%) e la seconda 2,3 miliardi (+5,8%). A fare da traino, in particolare, sono i servizi di connettività e la grande crescita sul cloud (+22% «grazie anche alla spinta del Polo Strategico Nazionale», si legge sulla nota di Tim), della Security (+84% anno su anno) e dell'IoT (+27% anno su anno). Il futuro di questa divisione pare destinato ad evolvere sotto una buona stella: il valore dei contratti firmati nei nove mesi sono infatti saliti del 67% a 3,5 miliardi. Tornando ai dati complessivi di gruppo, da evidenziare la crescita dell'Ebitda (il margine operativo lordo) che è aumentato dell'8,7% anno su anno a 3,3 miliardi (+8,3% il domestico a 1,6 miliardi di euro e +9% il Brasile a 1,6 miliardi di euro): dato che, nella sua versione al netto dei canoni di locazione, sale all'11,1% a quota 2,7 miliardi. Dimezzata anche la perdita all'ultima riga di bilancio, passata da 1,12 miliardi di un anno fa ai 509 milioni odierni.
Tutti questi numeri, ha precisato il gruppo tlc nella sua nota, sono stati presentati con «informazioni economico-finanziarie gestionali che, per i trimestri anteriori al closing della cessione» della rete a Fibercop (avvenuta a luglio), «simulano gli effetti dell'operazione di separazione di NetCo come se la cessione della stessa fosse avvenuta l'1 gennaio 2023». Le informazioni, inoltre, «considerano anche gli effetti dei rapporti commerciali con FiberCop spa, che derivano dal Msa (Master Service Agreement) e, a partire dal terzo trimestre 2024, anche del Transitional Services Agreement, nonché gli impatti derivanti dalla contestuale riorganizzazione delle attività domestiche negli ambiti Tim Consumer e Tim Enterprise».
Ora i riflettori si spostano alla giornata di oggi, quando al Tribunale di Milano potrebbe avviare a conclusione la causa intentata dal primo socio Vivendi che riteneva necessaria un'assemblea straordinaria per autorizzare la vendita della rete a Kkr (il via libera è arrivato con l'ok del consiglio d'amministrazione).
Intanto il titolo continua a languire in Borsa (ieri ha chiuso in pari a 0,217 euro anche se i dati sono arrivati a mercati chiusi) preda delle solite mani venditrici. Entro il mese si attendono notizie sulla cessione di Sparkle alla coppia Mef-Asterion e, a febbraio, il focus si sposterà sul piano industriale della nuova Tim.
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