Il caso Tim si arrichisce di mistero e sulla società regina delle telecomunicazioni italiane si allungano ombre inquietanti. Ma bisogna andare per ordine. Dopo quanto accaduto ieri si è capito che l'andamento del titolo Tim in Borsa non è legato alla valutazione del piano industriale, né alle ipotesi finanziarie che circolano sul mercato. Viceversa, dopo che una trentina di case di brokeraggio hanno sostanzialmente apprezzato il progetto industriale dell'ad del gruppo Pietro Labriola; e dopo che l'ipotesi di un importante dividendo extra anticipata mercoledì 20 dal Giornale non è stata smentita dalla società, c'era da attendersi la ripresa del titolo. Invece, partito con segno positivo, dopo pochi minuti dall'avvio una nuova ondata di vendite si è abbattuta sul titolo che ha chiuso a 0,215 euro in calo di quasi il 4%. Il momento criuciale è però arrivato quando si è appreso un dato che ha ben pochi precedenti in Piazza Affari: le scommesse al ribasso contro Telecom hanno raggiunto un record assoluto pari al 19,33% del capitale, il più alto livello di posizioni corte dal 2005, per un controvalore di 930 milioni. Lo ha reso noto il Financial Times, citando dati di S&P Global sul prestito titoli. Tra i venditori allo scoperto il Canada Pension Plan e l'hedge Qube Research & Technologies, che scommettono contro, con posizioni rispettivamente dello 0,5% e dello 0,72%. Non basta: dopo pochi minuti dal lancio della notizia del FT, il sito della Consob ha cominicato altre due posizioni corte sul titolo Tim: Blackrock e Capital Fund hanno venduto allo scoperto lo 0,53% e lo 0,51%. Si tratta di numeri che spiegano probabilmente la compressione del mercato: è come se sul titolo gravasse un peso gigantesco, capace di frenare ogni possibile voglia di riscatto.
Giusto dunque interrogarsi sul perchè sta avvenendo tutto ciò: c'è una regia occulta che nemmeno la Consob riesce a smascherare? Di sicuro si sa che le scommesse contro il titolo sono aumentate dopo la presentazione del nuovo piano industriale il 6 marzo scorso che poggia essenzialmente sulla vendita della rete fissa al fondo Kkr per 18,8 miliardi, sulla riduzione del debito da 20 a 7 miliardi e su un potenziale earn out aggiuntivo nell'ordine di 3-3,5 miliardi che potrebbe essere utilizzato, almeno in parte, per un dividendo extra da distribuire entro l'anno. Notizie che non paiono giustificare un calo della capitalizzazione di Borsa che, dal 6 marzo a ieri, è nell'ordine del 20%. A colorare il tutto di ulteriore giallo c'è anche la pista inglese: a Londra è da ieri aperta un'inchiesta su un misterioso viaggio che l'ex premier Boris Johnson ha effettuato il mese scorso per incontrare il presidente del Venezuela Nicolas Maduro. Una trasferta organizzata da Maarten Petermann, banchiere tra i soci del fondo Merlyn, che Johnson ha effettuato senza rispettare le norme che prevedono di informare le autorità di controllo quando un ex premier effettua missioni di questo tipo entro due anni dalla fine del suo mandato. Non ci sono elementi che collegano le due questioni.
Ma sta di fatto che proprio mercoledì lo stesso fondo amico di Johnson, Merlyn appunto, ha annunciato di possedere lo 0,5% di Tim, presentando una sorta di contropiano industriale che prevede la quasi liquidazione della società. E per portarlo avanti ha annunciato la presentazione di una lista per il cda. Senza però fare nemmeno un nome: i presunti candidati restano sconosciuti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.