Il governo ha congelato il fisco fino a giugno sospendendo ritenute, contributi e versamenti Iva per aiutare imprese e lavoratori autonomi. A questo si aggiunge lo stop ad avvisi e cartelle varie.
Il problema è che tra due mesi esatti tutti si ritroveranno al punto di partenza perché quella promessa dall'esecutivo, come scrive il quotidiano Il Messaggero, più che una tregua fiscale assomiglia a un pit-stop di formula uno. Alla fine il contenuto del decreto Liquidità non accontenta nessuno, tanto meno i commercialisti.
Chiare le parole del consigliere delegato alla fiscalità del Consiglio nazionale, Maurizio Postal: "Avevamo auspicato a dire il vero un blocco generalizzato dei versamenti fino al 30 settembre che comprendesse non solo i versamenti periodici di Iva, ritenute, contributi previdenziali e premi assicurativi, ma anche quelli relativi alle dichiarazioni dei redditi e Irap che scadono il 30 giugno, come è stato fatto del resto l' anno scorso a causa dell'introduzione dei nuovi Isa, gli indici sintetici di affidabilità".
Insomma, l'esatto contrario della strategia attuata dall'esecutivo, che dal canto suo continua a procedere a piccoli passi. Il guaio è che di questo passo le imprese avranno ben pochi benefici. O meglio: li avranno ma solo momentaneamente. È vero, tutte le attività con ricavi entro i 50 milioni che lo scorso marzo hanno registrato perdite del 33% possono godere dello stop ai versamenti di Iva e ritenute (si scende al 50% per quelle con ricavi superiori ai 50 milioni), ma è pur vero che a giugno i versamenti andranno comunque effettuati (in un'unica rata o in cinque).
Le misure del governo non convincono i commercialisti
L'elenco degli slittamenti comprende anche la trasmissione all'Agenzia delle Entrate delle certificazioni uniche (dal 31 marzo al 30 aprile) e il termine per i versamenti in scadenza lo scorso 20 marzo (estensione fino al 16 aprile). Prevista una proroga di due mesi per la sospensione delle ritenute d'acconto sui redditi da lavoro autonomo e partite Iva con un giro d'affari entro i 400mila euro. Non è finita qui perché la "tregua fiscale" dell'esecutivo giallorosso prosegue con la sospensione da parte delle Entrate delle cartelle di pagamento e degli altri atti di riscossione per l'intera durata dell'emergenza coronavirus. Per quanto riguarda invece le misure inerenti alla "fase due", è previsto un credito d'imposta al 50% per sanificare gli ambienti di lavoro e acquistare dispositivi di protezione medica (ad esempio guanti e mascherine).
Il governo ha insomma deluso il Consiglio nazionale dei commercialisti (e non solo quello).
"Speravamo – si legge in una nota -in misure molto più coraggiose, come la sospensione dei versamenti derivanti da avvisi bonari, accertamenti con adesione e altri istituti deflativi del contenzioso, la possibilità di compensare i crediti 2019 relativi a imposte dirette e Irap anche prima della presentazione della relativa dichiarazione, la sospensione del blocco delle compensazioni in presenza di debiti scaduti di importo superiore a 1.500 euro e del blocco dei pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche in presenza di debiti scaduti di importo superiore a 5 mila euro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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